martedì 31 agosto 2010

La Maglietta

Arrivate alla fine del video, l'unica cosa che viene da dire:
"Sono proprio amaricani"


lunedì 30 agosto 2010

Della pirateria ed altre robe

Vi siete mai soffermati a pensare quanto è figa la figura del pirata?
Immaginate di essere su una nave, che già spinge all'avventura, all'esplorazione, alla libertà, con pochissime regole di buonsenso e di convivenza tra camerati da seguire, e poter invece ignorare tutte le altre regole del mondo. Non c'è bisogno di volumi pieni di leggi, regolamentare ogni singolo passo della tua vita altrimenti qualche povero stronzo si sentirebbe offeso dal fatto che sulla tua maglietta c'è scritto "Balena ridacci pinocchio!".
Ci sei solo tu, il mare, il vento sulla pelle, il duro lavoro per arrivare a destinazione ed i tuoi compagni. E basta! Poi ogni tanto si assalta qualche nave per rubare qualcosa, ma sticazzi. 
Nel frattempo? Si gira il mondo, si tracciano mappe, si esplorano luoghi e scrivono memorie, si scava nel passato, si indaga il presente, si invocano Dei e costruiscono città; sempre vivendo al massimo.
Poi, un giorno, si scende a terra e si comincia una nuova vita, sempre con una certa nostalgia al richiamo del mare..

Ed oggi?
Oggi la nuova pirateria è un po' diversa. Si naviga ancora ma il mare è cambiato, i tesori non luccicano come oro ma sono ugualmente preziosi, le navi sono molto più semplici da trovare ed ognuno è capitano, tuttavia si sono persi buona parte dei festeggiamenti in compagnia e delle bordate di cannone.
La pirateria di oggi è informatica, il mare è il web, i computer le nostre navi, le informazioni sono i nostri tesori, ma l'obiettivo è sempre lo stesso: la libertà di essere, di sapere, di studiare e sperimentare.
Anche se ha perso molto del suo gusto romantico, la pirateria è uno stile di vita, è essere liberi e non chinare la testa dinanzi a nessuno, è scoprire, lottare, migliorare, vincere e festeggiare.

Ma quanto è bello essere un pirata?


Chissà cosa ci aspetta domani. Navi spaziali, porti di contrabbando su asteroidi, pianeti sconosciuti da esplorare, armi laser e comunque ancora un botto di rhum.

sabato 28 agosto 2010

La vendetta de L'Ornitorinco Cieco

C'era una volta un ornitorinco che viveva tranquillo e beato in uno stagno australiano. Gli altri animaletti dello stagno erano tutti suoi amici, lo amavano, lo apprezzavano ed alcuni provavano veri e propri sentimenti di sudditanza psicologica verso di lui. Erano i membri della cosiddetta "Gang". Questi bravi figliuoli passavano le giornate aiutando i genitori in casa e lucidando le auto di papà, ma dopo cena si riunivano con l'ornitorinco e partivano in auto verso lo stagno centrale, luogo di ritrovo di tutti i giovani degli stagni vicini: bevevano acqua di palude, ascoltavano concerti duck, corteggiavano le femmine, mostravano i muscoli e facevano a botte con le altre bande. Tutto normale, direte voi.

Ma tra questi giovani non era tutto rose e fiori; Bob il Ranocchio era il più sfortunato della banda: era brutto, debole, non sapeva suonare, non reggeva la palude e non aveva nemmeno la macchina. L'unico che lo prendeva in considerazione era il capo, L'Ornitorinco, che pazientemente lo teneva fuori dai guai.
Passarono i giorni ed i mesi, ma Bob il Ranocchio rimase il peggiore della banda, causa di tutte le risse allo stadio centrale, sia iniziate dai suoi compagni per difenderlo che istigate da lui stesso. Beveva molto, era quasi sempre ubriaco, e girava voce che avesse iniziato ad abusare di polvere di ninfea.
Come alle volte succede in questi casi, quando la mente inizia a vacillare e le percezioni sono alterate, Bob il Ranocchio iniziò ad invidiare fortemente L'Ornitorinco, a causa del suo manto lucido, del suo becco, del suo successo. L'invidia si trasformò rapidamente in ossessione e malignità, tanto che i suoi sguardi di odio nei confronti del suo capo finirono per essere manifesti, ed il popolo dello stagno iniziò a mormorare e farsi domande.

Un brutto giorno Bob il Ranocchio beveva in un sordido locale dello stagno orientale, completamente ubriaco e sull'orlo dell'overdose quando venne avvicinato da Jimmy la Lontra; questi era il capo di una delle bande più criminose di tutti i Sei Stagni, commerciava in polvere di ninfea ed era il pappone di una decina di oche bianche. Bob il Ranocchio doveva a Jimmy la Lontra un mucchio di soldi a causa dei suoi vizi e l'infido mustelide gli propose un patto: se avesse reso L'Ornitorinco incapace di danneggiare i suoi affari allora i debiti sarebbero stati cancellati. Aveva una settimana di tempo per agire, altrimenti..
Bob il Ranocchio passò i cinque giorni successivi a pensare a quelle parole, si stordì continuamente con ogni sostanza su cui riuscisse a mettere le mani, per non voler considerare realmente ciò che gli era stato proposto. Ma nei suoi stati alterati di coscienza acuì il suo odio per L'Ornitorinco, fino a che l'idea del tradimento gli sembrò più accettabile.
Appena calarono le tenebre Bob il Ranocchio scivolò dentro la casa de L'Ornitorinco, raggiunse il suo letto evitando qualunque rumore, sollevò uno spillone acuminato e gli cavò rapidamente entrambi gli occhi. Gli abitanti dello stagno testimoniano che l'urlo di dolore che sentirono quella notte non apparteneva al regno animale.
Bob il Ranocchio fuggì in preda al terrore, lasciando il suo amico sanguinante e sofferente. Poche ore dopo in preda ad un indicibile rimorso raggiunse la strada vicina e si lanciò sotto le ruote di un carro dopo aver lasciato un biglietto di scuse e spiegazioni.

Sono passati diversi anni, quelli che erano ragazzi pieni di speranze sono ora adulti pieni di impegni, parlano di lavoro, di figli, di piume o pelo che ingrigisce, di fondi pensione o di come l'acqua di palude non abbia lo stesso sapore di una volta.
Ma in una delle buche più profonde dello stagno, dove la luce non filtra attraverso le acque melmose, L'Ornitorinco Cieco medita da lungo tempo la sua vendetta..

venerdì 27 agosto 2010

L'onore del Federale, la vera storia!

Un'afosa sera d'estate di parecchi anni fa, un'allegra combriccola di bricconi e intellettuali si riunì per decidere il futuro presidente comunale del potente e rispettato circolo Ziegfrid Pickwick. L'assemblea si preannunciava tempestosa, il ruolo del presidente era molto ambito poiché avrebbe dato la possibilità di accedere a varie postazioni chiave nel sistema bibliotecario del Chiavatese.

Due schieramenti contrapposti si affrontavano, I Vecchi Bacucchi, rappresentati dal Panzone Borioso


e i Giovani Capponi, che spingevano per il loro uomo locale,  l'Ammiraglio Portogruaro.

Il rappresentante delle regione del circolo Pickwick, l'onorevolissimo Bob Babbio, simpatizzava ufficiosamente per lo schieramento dei Capponi, ed era moderatamente sicuro di vincere quel piccolo congresso. La riunione si svolse senza incidenti, tra sorrisi d'ipocrisia e strette di mano flaccide, fino al momento tanto atteso delle votazioni e dello spoglio dei risultati. L'onorevolissimo Bob Babbio sedeva finto indifferente con un sogghigno sulle labbra, sempre affabile e caloroso con tutti, ma i suoi occhi scrutavano attentamente quei voti che uno dopo l'altro venivano rovesciati sul tavolo. Molti ingranaggi erano stati unti, molte promesse fatte ed estorte per fare in modo che la propria fazione vincesse.
Gli Scrutatori Smutandati del circolo Ziegfrid Pickwick, tradizionalmente vestiti di rosso e blu, chiamarono a raccolta i due candidati.


Gli Scrutatori Smutandati si espressero in favore del Panzone Borioso, che per tutta risposta iniziò gongolando a deridere il nostro onorevolissimo Bob Babbio, con frasi del tenore "Non ti è andata bene questa volta vecchia bertuccia, ho vinto io". Per tutta risposta il mai abbastanza onorevole si lanciò in grida di sdegno: "Io? Io non ho fatto niente, non sto complottando da un mese per farti fuori. Io non c'ero, se c'ero dormivo".
In piena gabbia di matti il povero Ammiraglio Portogruaro non sapeva che pesci pigliare e noi osservatori imparziali guardavamo tutta la scena dal tavolino del rinfresco.
La discussione degenerò sempre più, fino all'apogeo!
"Ora basta, articolo 77 L'ONORE DEL FEDERALE! Hai offeso il mio onore, verrai giudicato da una corte superiore (il tribunale diddio) e dichiaro nullo questo congresso"

Nell'attonito silenzio che è seguito a queste affermazioni ognuno di noi ebbe occasione di guardare dentro di sé, e l'unica cosa che trovò fu un cartello recitante: "Ma che buffonata del cazzo!"

Ah, signori miei, anche nell'antica e potente organizzazione del circolo Ziegfrid Pickwick si era giunti decisamente troppo in basso.
Cosa ci può insegnare questo avvenimento? Sicuramente che le cose non vanno mai come uno si aspetta, e che i vecchi palloni gonfiati si meriterebbero una sana ripassata. Ma tant'è, quei due signori continueranno per tutta la vita a gonfiarsi sotto un'importanza che non hanno ed un rispetto insincero e noi proseguiremo così, aspettando soltanto l'occasione di tirare loro quello schiaffo che pronosticavo nel precedente intervento.


PS: Questa storia non è frutto della mia fantasia, nomi a parte. Abbiamo riso per una settimana ripensando a quella scena.

Articolo 77, L'ONORE DEL FEDERALE

Succede alle volte di trovarsi in situazioni quantomeno imbarazzanti. In quei tipici casi in cui non sai bene dove guardare, dove non hai né il dovere né il diritto (soprattutto) di intervenire ed assisti a scene che non vorresti proprio vedere. Quando una coppia di amici fa una scenata in pubblico, o due persone di una certa età di tua conoscenza finiscono alle mani, oppure quando ti ritrovi in mezzo ad una lite padre e figlio.
Il problema è che spesso i due litiganti cercano di tirare in ballo esterni per supportare le loro ragioni, sarà successo a tutti almeno una volta: e lì il gioco si fa davvero duro.

Sono decisamente situazioni spiacevoli. Ma alle volte il litigio raggiunge un lirismo tale da sfiorare il ridicolo; è più raro, ma alcune volte si sfonda totalmente il limite del grottesco.
Sono quei casi in cui il litigante che ha innescato lo scontro, che lo ha istigato con il suo comportamento o le sue affermazioni, repentinamente cambia atteggiamento, fingendo l'offesa, per passare dalla parte del torto alla pura ragione come a dire "Ecco, mi ha offeso, vedete?"

It's the American Way! Prima si piazzano bombe e si fanno operazioni militari clandestine, poi quando il nemico reagisce sputandoti addosso si può scatenargli contro di tutto.

Il titolo del post si riferisce proprio ad un caso come quello descritto sopra. Si è giunti ad invocare statuti e l'onore, che scrivo minuscolo proprio perché chi lo ha invocato ne è privo, a seguito di una semplice discussione, il tutto per non accettare una sconfitta.

In questi casi l'unica cosa che potete fare da osservatori esterni è scoppiare a ridere, sguaiatamente, assurdamente in modo da sottolineare quanto siano ridicole le parti in causa.

Se siete parte in causa oppure se i contendenti la prendono un po' male credo che un bel ceffone, ma dato bene, sia l'ultima carta da giocare.

Maledetti i pensieri mattutini che mi fanno tornare in mente certe cose..

mercoledì 25 agosto 2010

Voglia di rovine..

Veloce e potente come un lampo mi ha colpito l'idea che quest'estate ho mancato un appuntamento importante. Un impegno inconscio e forse casuale ma che negli ultimi anni si è riproposto puntualmente almeno una volta ogni la stagione estiva.

Quest'anno ho mancato l'appuntamento con la Storia.

Non sto ovviamente parlando di "Fare la Storia" o simili, non è che ogni estate do il via ad una rivoluzione o brevetto un'invenzione che cambierà le sorti dell'umanità (magari..), sto parlando di sentire la Storia, di vederla, toccarla, immergersi e viverla.

Me ne è mancata proprio l'occasione, a parte una troppo breve e non programmata visita a Siena.

Sento la mancanza dei templi antichi, dello spirito emergere dalla pietra di quelle colonne, mi mancano le armature, i cavalieri e la forza della giovinezza sulla punta delle loro lame, mi mancano le ombre delle grandi città ed il vociare di migliaia di uomini arrivare portato dal vento.

Mi manca il contatto con i miei antenati che con la loro forza e determinazione hanno scavato un solco su questa terra.

Mi manca la mia Terra..




Dovrò porre rimedio il prima possibile..

martedì 24 agosto 2010

Firefly - Serenity

"Non importa in cosa credi Mal, l'importante è credere!"

L'altra sera stavo guardando gli ultimi episodi della serie televisiva Firefly, mai compianta abbastanza. Nello specifico stavo guardando il film che chiude la serie e mi hanno colpito le parole del pastore (sopra citate). Mi sono chiesto quanto vuota debba essere la vita di chi non crede a nulla, e badate, non sto parlando di ateismo poiché anch'esso è una fede, un credo. Sto parlando del vero e proprio vuoto presente in troppe persone attorno a me, serie infinita di macchine che si muovono e agiscono senza farsi domande, senza ambizione, senza pensiero, solo trascinandosi lungo il fiume della vita. Compatisco chi non ha idee in cui crede, idee da difendere ed affermare, idee per cui combattere.

Detto questo, Firefly è una figata!

lunedì 23 agosto 2010

CarneTrita e l'Artavaggio: giorno DUE

Riprendo la narrazione di CarneTrita e l'Artavaggio, narrazione semiseria dei duegiornidellaMuerte di Erwin (me medesimo) ed il devoto Giò a zonzo in tenda ai Piani d'Artavaggio.
Potete leggere la prima parte della narrazione qui

Il sole del mattino dissipò le nubi dell'incoscienza e del sonno. La notte era passata veloce e agitata, le fredde temperature del Nord avevano provato il nostro fisico e gli insoliti suoni della natura e dei venti portavano ombre di terrore nei nostri occhi.
Un sorso della nostra Bibbbia personale contribuì a scacciare gli ultimi fantasmi della notte; la landa incontaminata, baciata dal sole del mattino, si stendeva sotto i nostri piedi, attendeva solamente il nostro vigoroso passo e la nostra cieca determinazione.
Dopo una breve colazione del campione smontammo il campo e ci lavammo velocemente alla fonte antistante la chiesa, sotto lo sguardo un po' stupito dei primi "Stronzi con le Superga" arrivati con la funivia; il mio odio impassibile fu la sola risposta ai loro sguardi interrogativi e alle loro esclamazioni di stupore.

Ore 9:30 del Giorno DUE, il sottoscritto Erwin e lo strappato Giò ripartimmo per il viaggio di ritorno.

Le fatiche del Giorno UNO avevano duramente provato il mio kamerad che infatti accusava dolori muscolari tali da giustificare l'assunzione di un antinfiammatorio leggero; in queste condizioni potevamo scordarci l'ascesa alla vetta, la misteriosa ed oscura tana dell'Elefantino Dorato, il nume tutelare del monte. Quella forma piramidale, le strane figure che vedemmo sulla vetta il giorno precedente, l'aria della sfida, tutto mi fece maledire il poco allenamento del bestemmiante Giò, poiché quella cima era lì pronta ad essere conquistata.
Tuttavia facemmo di necessità virtù e riprendemmo il cammino verso valle.

Un'ora di cammino passò cercando di scoprire con l'ausilio dell'intelletto e delle nostre testimonianze la biografia nei minimi dettagli di uno dei più grandi personaggi della storia recente: Kevin Sorbo. Attore, regista, avventuriero, puttaniere, eroe, combattente, diplomatico, truffatore, santo e soprattutto testimonianza vivente dell'infedeltà di Giove!
Giungemmo alfine ad un bivio nel nostro viaggio, un sentiero ci avrebbe riportato verso la valle, e la fine della nostra avventura, mentre l'altro conduceva verso Culmine San Pietro, ad una nuova sfida. Il nostro animo volenteroso ci spinse ad accettare questo destino che gli Dei ci ponevano dinanzi, e aumentammo quindi il passo in salita spronati dal gusto della novità e dell'avventura. Ma la sorte non arrideva alle nostre ambizioni: la repentina interruzione del sentiero, sperso nella selva oscura, decisamente con smarrita la diritta via, ci costrinse a tornare sui nostri passi ed incamminarci sulla strada di casa.

Con la fine delle nostre scorte alimentari gli zaini risultavano molto più piacevoli da portare, di conseguenza ritornando riducemmo grandemente il numero delle soste tecniche e di preghiera alla Bibbia, in modo tale che alle 13:00 raggiungemmo la mia auto pronti per rientrare a casa.

Ometterò di narrare del pranzo più surreale (oltreché orribile) cui abbia mai partecipato, sicuramente complice la nostra stanchezza in aggiunta al luogo ed al personale, poiché non pertinente. L'Artavaggio era ormai alle nostre spalle e la fine dei duegiornidellaMuerte ci riempì il cuore di malinconia, scacciata solo dall'ultimo dibattito filosofico del fine settimana: quale Final Fantasy è il migliore?

E con questo interrogativo il vostro cantastorie vi lascia, a riflettere, se vorrete, su ciò che pare a voi vista la scarsità di spunti di discussione da me lasciati.
Una storia volevo narrarvi, ed una storia io vi ho scritto. Ricordate solo che è tutto vero.

Erwin

venerdì 20 agosto 2010

CarneTrita e l'Artavaggio: giorno UNO

Durante il week end di fine Agosto io me medesimo Erwin, in compagnia del fidato Giò, partii alla volta dei Piani d'Artavaggio sulle montagne lecchesi per una duegiornidellaMuerte. Il piano prevedeva tenda, sacchi a pelo, armi inutili, whisky (familiarmente da noi chiamato "La Bibbbia"), buone gambe, sangue e sudore.
Partimmo alle 9 del giorno UNO pieni di buona volontà e zaini pesantissimi ma ci ritirammo sconfitti in buon ordine alle ore 9.35 del giorno UNO: strada sbagliata.
Ma alle 10.05 fiduciosi riprendemmo il cammino sul giusto percorso.
Dopo un'ora e mezza di salita, non troppo ripida a dir la verità ma costellata di pause a causa dell'eccessivo peso degli zaini raggiungemmo una vasca da bagno; un'amena radura immersa nel sole, traccie di animali selvatici, aria fresca e.. una vasca da bagno.
Decidemmo di fermarci ad indagare sul misfatto e mentre il devoto Giò si concedeva una sorso della sua Bibbbia personale, io mi aggirai repentinamente nei dintorni per scoprire l'utilità di quel blocco di materiale bianco; le molte traccie di stambecchi (I suppose..) mi fecero balenare alla mente l'ipotesi di un abbeveratoio, un ritrovo abituale dove poter fare aperitivo e scambiare quattro chiacchiere con gli amici, dove poter corteggiare le femmine locali, dove potersi scornare con gli altri maschi, o dove potersi prendere una scarica di pallettoni in piena schiena, volendo. Ritrovai, infatti, anche diverse cartucce di fucile da caccia, anche se risalenti a diverso tempo prima.
Raggiunsi Giò ancora intento a pregare per renderlo edotto delle mie scoperte ed entrambi decidemmo di fermarci a riflettere sulla caducità della vita animale. Niente aiuta meglio questo tipo di riflessioni come una focaccia salsiccia e zola.

Dopo le nostri amene riflessioni ripartimmo di buona lena verso la nostra destinazione, il luogo prescelto per montare il campo. La meta era ancora lontana ma il tempo passò molto velocemente, poiché dovetti dissuadere l'impulsivo Giò dal tirare un pugno ad una mucca solo per vedere cosa succedeva. Riuscii dopo svariate argomentazioni e minacce a distoglierlo dai suoi insani propositi, ma dovetti promettergli di fornirgli io stesso la mucca da colpire il giorno in cui l'innalzamento del livello dei mari trasformerà i nostri monti in spiagge, in cui potrò passeggiare a 1800 metri sorseggiando Mojito.

Dopo circa 3 ore di cammino giungemmo alla nostra meta, lo spazio dove avremmo montato il campo per la notte; decidemmo di fermarci a far riposare le nostre stanche membra per una mezzora, prima di continuare la salita all'ultimo rifugio. Osservammo quindi il terreno circostante per trovare la posizione migliore per il nostro seppur temporaneo alloggio, e concordammo entrambi nello stabilire il luogo più adatto sullo spiazzo dietro il poderoso "Albergo Sciatori", in piena chiusura estiva, e accanto ad una piccola chiesetta che aveva l'unico pregio di possedere una fonte sul davanti. L'osservazione del viavai di persone ed escursionisti che transitavano davanti a suddetta fonte ci portò via una buona mezzora, inoltre, poiché la presenza degli arzilli ed indomiti vecchietti dei Club Alpini di mezzo Nord Italia ci rallegrò il pranzo, così come la visione di due giovinette risalire la montagna, fu difficile trattenere il volenteroso Giò dall'andare ad assisterle nella salita. Tuttavia la mia visione fu offuscata dalla costante presenza di quella razza maledetta chiamata familiarmente "Stronzi con le Superga", ovvero quel tipo particolare di persona che compie una gita in montagna, anche a considerevoli altezze, sprovvisto di qualsiasi equipaggiamento adatto al clima e alle caratteristiche del terreno; è quindi possibile ammirare questi campioni della buona tavola aggirarsi attorno alla stazione della funivia muniti di calzoncini corti e camicina, scarpe leggere da passeggio sul lungolago e cappello improponibile stupirsi della presenza di insetti o animali da pascolo e fare commenti del calibro di "Fa un po' fresco qui, chi lo sapeva che a 2000 metri di altitudine facesse freddo, ahahah".
Inutile dire che i miei sentimenti, leggermente ostili, verso questo tipo d'uomo trapelavano tranquillamente dal mio viso ogni volta che ne incrociavo lo sguardo.

Dopo circa un'ora di riposo riprendemmo la nostra marcia alla volta del Rifugio Nicola, la stanchezza iniziava già a farsi sentire, le spalle cedevano sotto il peso dei nostri fardelli e le gambe stentavano a salire, ma un passo dopo l'altro e con molta sofferenza arrivammo al rifugio cercato, a 1900 metri di altitudine pur tuttavia alla base del sentiero per la vetta del Monte Sodadura. Purtroppo mentre ci accingevamo ad affrontare questa dura ma appagante fatica le gambe dell'impavido Giò cedettero dopo il lungo sforzo, ed iniziarono a stuzzicare le terminazioni nervose muscolari per costringerlo al riposo. Per evitare danni ulteriori decidemmo di riposare al rifugio fino a sera, per poi scendere alla zona del campo base con l'ultima luce del giorno.

Il resto della giornata passò così, tra un tiro a canestro ed un film di Spike Lee (rigorosamente proiettato nella nostra testa), tra le molte sigarette fumate ad alta quota e curiosi aneddoti delle nostre vicende scolastiche. Alle 19.00 entrammo nel rifugio in cerca di un po' di calore e di una gustosa cena, ci sedemmo a tavola, ordinammo quando ecco il momento in cui LUI entrò nella nostra vita.
LUI.
Lo credevamo felice e contento al suo paese, dopo un breve viaggio da tutti sopravvalutato, osannato a torto come un eroe a scapito di chi quella guerra l'ha combattuta davvero.
Ma a LUI non bastava, certo che no. Con dei nuovi adepti, sempre bassi, ricercava di nuovo la fama, ed il potere.
Non potemmo fare altro che vederlo complottare e agire nel suo sconsiderato modo per tutta la cena, subdolo, enigmatico, furbo e arrogante.

Mai dimenticherò il momento in cui incontrai Frodo Baggins su quello sperduto monte. Mai.

Scendemmo con il cuore colmo di rabbia e dolore dopo aver visto di cosa era capace l'anima degli hobbit. Il sentiero era agevole e lo stomaco pieno contribuiva al buonumore, nonostante la scoperta di alcuni bunker scavati nella montagna e sbarrati da porte metallica. E' nostro profondo convincimento che quelle pareti metalliche contenessero importanti esperimenti con cadaveri umani e virus di multinazionali malvagie, oppure antichi sigilli di demoni abissali, in attesa del risveglio da migliaia di anni. Stringemmo forte i nostri coltelli nel discendere il sentiero. Raggiungemo la zona designata accompagnati da gli ultimi sprazzi di luce solare, già le prime stelle si accendevano in cielo mentre noi esausti montavamo la Mistica Quechua di Queequeg compagna di mille avventure. Passammo il resto della serata consultando La Bibbbia, osservando i pipistrelli cacciare gli insetti e litigare tra loro, ascoltando i rumori della notte, della natura e parlando di donne e sbronze, come si conviene ad ogni notte in tenda che si rispetti.

Stremati dalle emozioni e dalle fatiche del giorno, accogliemmo la notte ed il sonno successivo..

Qui finisce il resoconto del Giorno UNO delle avventure di CarneTrita e l'Artavaggio. Presto il Terribile Giorno DUE!


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mercoledì 18 agosto 2010

L'ostilità del Lario

Mercoledì 11 Agosto ero ospite de Il Socio a Bellagio, sulla punta del Lago di Como. Non era la mia prima visita in città, diciamo che sono quasi un habitué della zona, quindi non mi aspettavo grosse sorprese. Invece quel giorno la Perla del Lago di Como mi era decisamente ostile.

La domenica precedente si era concordata una giornata di triathlon, o almeno una sua versione modificata: il piano prevedeva una lunga corsa, una bella nuotata nelle fresche chiare e dolci acque e una sana dormita al sole del lago, che nulla ha da invidiare a certe spiagge.
La mia sveglia del mattino però aveva inchiodato al muro quest'ultimo punto: una discreta coltre di nubi temporalesche imperava su tutta la Brianza e l'orizzonte verso Nord non lasciava alcuna speranza di miglioramento. Per nulla intimorito o scoraggiato dalla situazione mossi repentinamente verso la mia destinazione.

Appena arrivato salutai Il Socio e famiglia e ci preparammo per la nostra mattinata di allenamento: viste le condizioni atmosferiche non indossammo il costume da bagno per la corsa e partimmo per quella 10km bellagina; un percorso magnifico trovato da Il Socio durante i suoi lunghi anni di permanenza nella città lariana, lungo, faticoso, ricco di salite e difficoltà, sino a giungere alla temuta salita del Drago o del Serpente. Antiche leggende narrano che quel tratto di strada abbia fermato l'esercito di Annibale ed alcuni storici ritengono quella sia la reale ubicazione del passo delle Termopili.
La corsa passò velocemente e faticosamente, nonostante la mia perdita di allenamento dovuta a più di un mese di pressoché totale nullafacenza riuscii a completare il percorso quasi agevolmente, sfidando e uccidendo persino il Drago che ci aspettava a fine tragitto.

Qui sotto potete vedere i festeggiamenti post-drago


Giungemmo quindi alla "Punta" della città e impulsivamente Il Socio mi propose un bagno in mutante, visto che non avevamo messo il costume. Accettai di buon grado e scendemmo le scale che portano all'acqua sotto lo sguardo incuriosito di due anziani nightmares lì presenti. Ed è in questo punto che il Lario si ribellò alla mia presenza: prima scivolai su un gradino e ne ricevetti una contusione alla tibia destra, successivamente nel tentativo di tenermi a galla in una zona di acqua alta colpii con il collo del piede destro uno scoglio insidioso ed appuntito. Non dubitai nemmeno per un istante di aver disintegrato quello scoglio malefico con la potenza del mio avventato calcio, tuttavia una volta finito di imprecare il giusto necessario e uscito dall'acqua Il Socio mi fece notare che stavo sanguinando. Decidemmo quindi di tornare a casa a fare una doccia, in ogni modo di sole non ve ne era nemmeno l'ombra e quindi potevamo pure dimenticare i nostri propositi di riposo al caldo in spiaggia.

Dopo la doccia il sangue smise di scorrere e decisi di passare il resto della giornata a Bellagio. Appurammo che il livello del lago era più basso del solito a causa forse della chiusura delle dighe a Colico a causa del maltempo.

Il pomeriggio passò veloce giocando a minigolf, dove il Lario mi si oppose ancora una volta facendomi perdere con un punteggio di 43 contro i 19 punti de Il Socio e costringendoci a percorrere metà delle buche in compagnia di una maledetta checca isterica, cosa che sicuramente non aiutò la mia concentrazione sulle buche più difficili (va bene, sono una sega, ok?).
Ma fu verso sera, quando già pensavo di essere sfuggito alle ire del Lario, che subii l'ultimo colpo di coda del potente lago. I tagli che mi ero procurato la mattina gonfiarono il mio piede destro, in modo tale da provocarmi parecchio dolore camminando. Ma con la prospettiva di una pizza importante e di una buona serata tenni duro fino a notte, giusto imprecando ogni tanto e maledicendo lo scoglio ed il suo odio ingiustificato, quando riuscii a schiantarmi sul mio letto esausto ma non sconfitto dal Lario.

E questa è la cosa più importante!


PS: Vengo a sapere proprio oggi che il Lario ha colpito anche Il Socio, forse è geloso se si dimostra di amare troppo la montagna, chissà..
Erwin

martedì 17 agosto 2010

???

Vabbè, praticamene tutti sapete cos'è un blog, come funziona, come si legge, etc etc.
O almeno spero.
Per chi non lo sapesse, alcuni scrivono, altri leggono, se vogliono commentano.
Per far si che un blog funzioni e rimanga attivo, il secondo ed il terzo punto non devono essere importanti per gli autori, altrimenti poi ci si prende male perché nessuno scrive nulla e ci si rintana in un angolo a piangere e a maledire il mondo.

Per mia fortuna di solito non mi interessano molto i punti due e tre, questo blog nasce per uno spazio di scrittura creativa, per raccontare esperienze ai miei amici che iniziano ad essere un po' troppo dispersi, per non dover raccontare in interminabili messaggi privati su Facebook o scrivere email lunghe ere geologiche.
Poi vabbè, se ho voglia di scrivere una minchiata galattica e metterla in un punto in modo tale che uno qualunque possa passare e vederla saranno affari miei? Se è breve posso farne un cartello e appenderlo sul cancello di casa mia, ma se è lunga come faccio?

Ah, perché CarneTrita? Boh, mi piaceva.. Comunque cambierò titolo e immagini pressoché a caso, solo perché mi diverte..