venerdì 27 agosto 2010

Articolo 77, L'ONORE DEL FEDERALE

Succede alle volte di trovarsi in situazioni quantomeno imbarazzanti. In quei tipici casi in cui non sai bene dove guardare, dove non hai né il dovere né il diritto (soprattutto) di intervenire ed assisti a scene che non vorresti proprio vedere. Quando una coppia di amici fa una scenata in pubblico, o due persone di una certa età di tua conoscenza finiscono alle mani, oppure quando ti ritrovi in mezzo ad una lite padre e figlio.
Il problema è che spesso i due litiganti cercano di tirare in ballo esterni per supportare le loro ragioni, sarà successo a tutti almeno una volta: e lì il gioco si fa davvero duro.

Sono decisamente situazioni spiacevoli. Ma alle volte il litigio raggiunge un lirismo tale da sfiorare il ridicolo; è più raro, ma alcune volte si sfonda totalmente il limite del grottesco.
Sono quei casi in cui il litigante che ha innescato lo scontro, che lo ha istigato con il suo comportamento o le sue affermazioni, repentinamente cambia atteggiamento, fingendo l'offesa, per passare dalla parte del torto alla pura ragione come a dire "Ecco, mi ha offeso, vedete?"

It's the American Way! Prima si piazzano bombe e si fanno operazioni militari clandestine, poi quando il nemico reagisce sputandoti addosso si può scatenargli contro di tutto.

Il titolo del post si riferisce proprio ad un caso come quello descritto sopra. Si è giunti ad invocare statuti e l'onore, che scrivo minuscolo proprio perché chi lo ha invocato ne è privo, a seguito di una semplice discussione, il tutto per non accettare una sconfitta.

In questi casi l'unica cosa che potete fare da osservatori esterni è scoppiare a ridere, sguaiatamente, assurdamente in modo da sottolineare quanto siano ridicole le parti in causa.

Se siete parte in causa oppure se i contendenti la prendono un po' male credo che un bel ceffone, ma dato bene, sia l'ultima carta da giocare.

Maledetti i pensieri mattutini che mi fanno tornare in mente certe cose..