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lunedì 7 aprile 2014

Una storia di scherma, regole e pensiero imbecille.

Mario Roboanti è uno schermidore. Rappresenta il suo paese agli appuntamenti internazionali e non sempre fa una bella figura. Mario, infatti, è basso, cicciottello, piuttosto lento e con una forza limitata: nonostante le sue caratteristiche fisiche, però, Mario riesce a rimanere nella medio alta classifica grazie all'esperienza, agli allenamenti congiunti con altri atleti, al prestigio e alla soggezione che il suo nome ancora incutono agli avversari.

Un giorno Mario si è svegliato con una strana idea in testa: "Non sono io che non sono abbastanza bravo per essere il campione del mondo, sono le regole della federazione che mi imbrigliano! Senza quelle io sarei il campione assoluto!".

Forte di questa convinzione Mario comincia a lamentarsi pubblicamente dei regolamenti internazionali di scherma, soprattutto all'interno della sua squadra; cerca di attirare altri atleti alla sua causa, con anche un certo successo tra chi vegeta nei ranghi inferiori della classifica, ma la maggior parte di loro risponde semplicemente "No, grazie" e continua a cercare di entrare nella federazione di Mario.

Mario prosegue per la sua strada ed un bel giorno si presenta ad un incontro con un elaboratissimo abito con mantello "MADE IN ITALY 100%" (fatto dai Cinesi a Prato) ed uno spadino magnificamente intarsiato (DOCG).
Convinto di vincere, e stravincere, passa arrogante dai suoi ex compagni di squadra glorificando l'importanza dello stile sull'efficacia, annunciando che le cose fatte in Italia sono migliori di ogni altra cosa al mondo, mostrando orgoglioso i fregi e gli intarsi del suo spadino agli atleti avversari.
Tutto ciò che ottiene sono sorrisi freddi e domande imbarazzanti:
"Ma il mantello non ti da fastidio per schivare? Non ti appesantisce?"
"Ma lo spadino non è troppo corto?"
"Ma quella guardia mi sembra un po' inefficace.."

Invidiosi, sono solo invidiosi, è il pensiero di Mario mentre torna al suo posto.

Quando è il suo momento di combattere Mario annuncia pubblicamente il suo rinunciare ai regolamenti e implicitamente anche alle tutele che la federazione e la sua squadra gli garantivano. Il suo primo incontro è contro Alenka Bineri, Slovena, più volte sconfitta in passato senza particolari problemi.
Mario sfoggia delle riverenze per mostrare a tutti la raffinata fattura delle sue vesti e dello spadino, mentre Alenka gli da le spalle e armeggia con una strana valigia.

Quando Mario decide di scattare verso la sua avversaria si accorge che quello che lei tiene in mano non è una spada, ma un lanciafiamme. L'incontro finisce in una fiammata. Il magnifico vestito di Mario è in fiamme ed il suo spadino è miseramente sciolto.

In tutti gli incontri successivi, anche quando gli avversari con un rispetto che assomiglia molto alla pietà decidono di usare l'equipaggiamento standard, Mario viene clamorosamente sconfitto, le sue spade e le sue armi sempre molto vistose sono inefficaci, le sue vesti lo impacciano e tristemente si rende conto che in fondo quei regolamenti una loro utilità l'avevano.
Inoltre i costi di iscrizione e di equipaggiamento sono aumentati vertiginosamente senza gli sconti della federazione e gli aiuti dei compagni di squadra.

Per la fine della stagione Mario è piombato negli angoli bui del fondo della classifica, in compagnia di alcoolizzati che combattono con bottiglie rotte, tossicodipendenti con in mano siringhe e uomini traumatizzati che tremano agitando un machete.

Mario tenta un timido approccio per rientrare nella federazione, scusandosi e accettando qualunque umiliazione pur di tornare in alto, promette allenamenti costanti, dieta ferrea, rigore, e tante altre cose che aveva promesso già anni prima, in occasione del suo primo ingresso in squadra.
Ma nessuno gli crede, a nessuno importa più di Mario che ha mandato a quel paese i suoi compagni e rivali per arroganza. Ora Andrzej combatte abbastanza bene al suo posto, Manolo aiuta con il catering al posto suo, Pierre supplisce al morale ed alle storie di gloria passata e Hans studia tattiche e strategie di squadra senza più nessuno che lo infastidisca.

Quindi addio piccolo Mario, ti troverai bene laggiù e magari ti renderai piano piano conto da solo che se sei finito lì non è colpa della tua squadra, ma solo tua. Anche se probabilmente starai già raccontando ai disadattati attorno a te del complotto che ti ha fatto cacciare dal club dei grandi perché erano tutti invidiosi del tuo stile superbo. Testa di cazzo. 

mercoledì 5 giugno 2013

Noi siamo Elettrosanti, e Tesla è il nostro profeta!

Come è risaputo, il mondo è segretamente governato da antichissime società segrete sconosciute a noi mortali.
Queste società dalle più svariate origini si sono evolute nei secoli in diverse configurazioni moderne, i Massoni non sono altro che un club molto esclusivo in cui si parla di affari e di governi sorseggiando sangue di bambino africano, i Cultisti di Chtulhu mantengono la loro storica struttura di setta e si ritrovano nelle paludi per dedicarsi alla più efferata follia cercando di risvegliare il loro signore, i Rettiliani stazionano in enormi navi spaziali occultate in orbita alta ed influenzano il mondo sostituendo le figure chiave di potere con dei loro uomini, in modo da impedire all'umanità di sviluppare la tecnologia per viaggiare nello spazio, e molti altri ancora.

Ma tra tutti questi gruppi in lotta per il predominio del genere umano, solo uno combatte una guerra perenne contro le interferenze aliene e i malvagi schiavisti del denaro: GLI ELETTROSANTI!


Questi adoratori dell'elettricità e della scienza sono emersi dalle tenebre della loro ingenuità durante il XVIII Secolo, quando hanno affinato i loro primitivi riti di alchimisti per creare la SCIENZA! Sono entrati in contatto con entità superiori, che dominano l'universo, chiamate LOGICA e MATEMATICA, che hanno promesso loro gloria e potere in cambio di studi e applicazioni pratiche.


Nel 1856 queste divinità hanno donato ai loro adepti un campione, un profeta, il migliore, l'Elettrosanto Nikola Tesla, per portare la luce in questo mondo di tenebre!

Ma le forze dell'oscurantismo e del nemico erano in agguato ed i sabotaggi ad opera del capitale finanziario, dei ruffiani del plusvalore e delle forze riunite dei papi delle fedi hanno impedito la realizzazione del sogno.

Ma l'Elettrosanto ci ha donato il sapere e la perseveranza (ed i Tesla Coil!) e noi sappiamo che un giorno gli Elettrosanti sconfiggeranno il male e porteranno il sole della Logica a splendere in tutto l'universo!


mercoledì 10 aprile 2013

Doctor REX, anche i dinosauri sognano

Contrariamente a quanto si possa pensare io Doctor REX non era un tirannosauro. Proveniva da un'antica famiglia di predatori, parenti prossimi dei velociraptor, famosi per il piumaggio dai colori accesi e per le idee eccentriche.

Ogni anno al Congresso Mondiale dei Sauri un esponente della sua famiglia presentava un progetto folle ma ambizioso per essere finanziato: ancora oggi la proposta di usare esplosioni nucleari controllate per mitigare l'effetto del raffreddamento climatico o la creazione di una macchina per generare terremoti per scavare un percorso verso gli strati più interni e caldi del pianeta sono ricordati come i progetti più discussi della storia.

Ma REX non è un fisico o un ingegnere, REX è un biologo ed un genetista. E anche se il Congresso ha accolto con un sorriso la sua idea non si perde d'animo: accelerare artificialmente l'evoluzione delle scimmie in modo poterle utilizzare come schiavi, approfittando del loro pollice opponibile!

Il compito sarà arduo e ricco di difficoltà, ma il Doctor REX non si arrenderà mai!

giovedì 28 marzo 2013

La vendetta del vegano cieco!

Dal famoso ciclo (appena inaugurato) "Leggende tecnologiche milanesi"...

Si narra nei locali più squallidi e beceri, sui forum più deliranti e nelle chatroom più disomogenee della leggenda del vegano cieco.

Una volta il mondo era pieno di programmatori. Lavoravano ogni giorno in un grande mondo sotterraneo, con piccole finestre all'altezza del suolo, tante luci artificiali per simulare l'azione solare e l'agognata scala verso la superficie. Questi uomini e donne dalla mente allenata e brillante emergevano dagli abissi ad orari regolari, per mangiare, nutrirsi di caffè ed infastidire gli abitanti della superficie con i loro scherzi e le loro ossessioni di ordine mentale e logico.

La vita procedeva tutto sommato tranquilla e regolare, ma un triste giorno gli abitanti di superficie cominciarono a prendere in odio gli ingegneri del sottosuolo, complice la difficoltà di comunicazione tra società e modi di pensare così diversi.

Mesi passarono in un clima di tensione, fino a sfociare in guerra aperta.

Ciascuno dei due gruppi umani incolpava l'altro dell'inasprirsi del conflitto: il sottosuolo iniziò a comunicare solo per email, la superficie sequestrò le macchine del caffè, il sottosuolo rispose annientando i wifi e la superficie oscurando le finestrelle che davano l'unica luce naturale.

Un giorno gli abitanti del sottosuolo si ritrovarono con le scale di accesso alla superficie sbarrate da una pesante lastra di pietra. Nonostante tutti i loro sforzi non riuscivano a spostarla di un millimetro e mancavano delle materie prime necessarie a costruire utensili.

Venivano nutriti con una brodaglia proteica attraverso un canale appena costruito, e quando si rifiutarono di consegnare i frutti del loro lavoro se non fosse stata rimossa la lastra di pietra venne tagliata loro l'energia elettrica ed il collegamento ad internet.

Nel buio più assoluto e privi di contatto con l'esterno presto caddero preda di allucinazioni e follia. Picchiavano sui tubi dell'acqua con ogni mezzo per farsi sentire, per colpire la superficie ancora una volta, per non farli dormire la notte e portare anche il loro nemico alla pazzia.

Ma la superficie poteva andarsene, sentire il sole sulla pelle, il vento tra i capelli e respirare aria pura (a milano???).

Un giorno il ritmico battere sulle tubature diminuì di intensità fino a cessare del tutto.

Dopo una settimana una squadra di esplorazione della superficie scese nel sottosuolo per vedere cosa fosse successo: trovò un unico sopravvissuto alla follia e alla fame, cieco per la poca luce e quasi ucciso dalla scarsità d'aria. Il VEGANO!

L'unico in grado di sopravvivere con la brodaglia, l'unico riuscito a diventare breathariano per necessità.

Era l'unico programmatore rimasto, ma nella morte aveva assorbito le conoscenze ed i poteri dei suoi compagni, conosceva quindi ogni linguaggio di programmazione del mondo ed era riuscito a rielaborarli in modo da potersi interfacciare con il computer definitivo: il cervello umano!


Dopo aver riprogrammato le menti della squadra di ricerca fuggì e fece perdere le sue tracce.
Ancora oggi si aggira per il mondo, ultimo della sua razza, cacciando senza sosta pubblicitari, addetti alle pubbliche relazioni e laureati in materie inutili, nel vano tentativo di placare la sua sete di vendetta..

lunedì 27 febbraio 2012

Una morte invisibile

Sdraiato nella mia cuccetta stentavo a prendere sonno. Nonostante l'ipnotico rumore delle eliche in sottofondo fosse molto rilassante, un pensiero, un piccolo tarlo nel mio cervello, mi allontanava dall'agognato riposo. Niente era stato fuori posto durante la giornata: l'adunata in coperta, l'assegnazione dei turni e dei compiti per il giorno, le ore passate di servizio prima nelle cucine e poi di guarda sulla torretta d'avvistamento superiore. Anche in quel caso nulla da segnalare. Nessun fatto eccezionale, proprio nessun avvenimento che non fosse catalogabile come routine.
Eppure non ero tranquillo, e non riuscivo ad addormentarmi. Come se un piccolo dettaglio fosse fuori dal coro, un qualcosa che si era annidato da qualche parte nella mia mente. Sfuggiva ad ogni mio tentativo di focalizzazione; anzi, più cercavo di identificare quale fosse il problema più la soluzione si allontanava.
Avevo deciso di fare due passi, tanto valeva compiere un giro del perimetro esterno per guardare il panorama dalle grandi vetrate di osservazione. L'Oceano Atlantico scorreva placido sotto di me, il viaggio da Berlino a New York era quasi giunto al termine ed il giorno successivo il dirigibile avrebbe trionfalmente avvistato i primi grattacieli americani.
Mentre rimanevo lì in piedi, osservando l'infinita distesa di acqua salata, un rumore sordo proveniente dalle mie spalle mi spinse a girarmi, ma prima ancora di potermi muovere finii lanciato verso la vetrata.
L'impatto con 5 cm di vetro rinforzato mi annebbiò la vista per qualche istante: quando riaprii gli occhi vidi solo il blu indistinto dell'oceano farsi sempre più vicino. Poi più nulla.

Ok, e quindi?

Quindi credo di essere morto.

Ah, genio! Certo che sei morto! Una bomba è esplosa sul tuo dirigibile, e ha aperto uno squarcio nella navetta. Ma i danni non sono stati così ingenti come gli attentatori prevedevano, credo che arriveranno a New York con solo un lieve ritardo.

Ah.. Ma io perché sono morto?

Bè, ti sei messo a vedere il panorama tra una lastra di vetro e la bomba.. La risposta mi pare abbastanza immediata.

No, voglio dire, qual era il mio destino? Per quale motivo sono morto?

Uhm, forse non ti è chiara una cosa.. In vita ti riempiono la testa di favole e storie, con eroi e grandi avventure, destini manifesti e sacre missioni giusto?

Sì..

Ecco, in tutte quelle storie, l'eroe vince, il cattivo perde, ed attorno a loro migliaia e migliaia di personaggi vengono feriti o muoiono nel più assoluto silenzio. Sono personaggi di contorno.

Ah, quindi sono un personaggio di contorno?

Zitto e fammi finire.. Nelle storie non ci sono altri personaggi se non quelli partecipanti alla trama, ma è facile immaginare che NON tutto il mondo sia coinvolto nella lotta tra l'eroe ed il cattivo. Milioni di persone vivono al di fuori di ogni riflettore, ignorate dal narratore e dai partecipanti. Ecco, quelle persone vivono e muoiono.

Non capisco..

Alla fine è molto semplice, la maggior parti delle morti è importante solo per il defunto stesso e pochi cari. In altre parole, la tua morte è invisibile agli occhi del mondo.

Non è piacevole sentirsi dire queste cose appena morti..

Immagino, ma questa è la realtà. Forza, è ora di andare.

Aspetta, sono sicuro che non può essere tutto qui! C'è il particolare, quel pensiero che non riuscivo a focalizzare! Sicuramente quello spiegherà i motivi dietro alla mia morte, mi dirà che il mio destino si è compiuto per un motivo!

Il bottone del comandante.

Cosa?

All'adunata di stamattina al comandante mancava il terzo bottone della giacca, non se ne era accorto.

Non è.. Ma.. Cazzo è proprio vero.. Era questo il pensiero. Uno stupido, inutile, fottutissimo bottone!

Già.. Vogliamo andare ora?



martedì 28 giugno 2011

Cinesi e costruzioni

Stamattina uscendo di casa ho incrociato due cinesi in lotta tra loro. Il primo gridava che voleva riprendere le tradizioni dei suoi avi e costruirmi una muraglia alta otto metri fuori da casa; il secondo voleva riprendere le tradizioni dei loro avi più recenti e costruire una ferrovia a vapore nel mio giardino.
Dopo 10 minuti di insulti si sono entrambi armati di badili ed hanno iniziato a darsele di santa ragione.
Ho quindi deciso di andare a prendere la macchina dal box per andare a lavorare; al mio ritorno si erano entrambi calmati e, pesti e sanguinanti, si erano seduti insieme appoggiati al mio cancello, bevendo da una bottiglia di vetro marrone e piangendo le loro disgrazie.
Li ho lasciati lì a consolarsi a vicenda dei loro problemi, spero tanto che al mio ritorno se ne vadano ciondolando ubriachi come bravi fratelli, abbracciandosi e cantando.
E che mi costruiscano quella maledetta muraglia, ovviamente..



Ok, non è una storia vera, ma mi sarebbe piaciuto vedere la scena :)

mercoledì 27 aprile 2011

Vola, Fantasia!

Si sente dire ogni tanto che la vita non è un film. E fin qui siamo tutti d'accordo, anche se da qualche parte i soggetti per i film dovranno pur prenderli, no? ma allora proviamo ad immaginare un mondo diverso, o magari semplicemente uguale ma con caratteristiche prese in toto da altri mondi.
Ad esempio come sarebbe il tutto se vivessimo in un rpg? Io sarei probabilmente in mezzo barbaro di classe stregone/ingegnere, che poi è la stessa cosa se stiamo a sentire Lazarus Long, con poteri tipo la manipolazione della materia o l'esplosione elettromagnetica, o almeno una volta al giorno.
Seduto accanto a me sul treno ci sarebbero almeno in paio di Cylon intenti a discutere sul come-dove-quando distruggere l'umanità, sulla metropolitana (magnetica o a vapore) un elfo scuro con gonna colorata chiederebbe qualche spicciolo suonando uno strumento di legno, mentre in simpatico extraterrestre verdognolo fotograferebbe il tutto con curiosità prima di ricongiungersi alla sua comitiva con ombrello in testa. All'angolo della strada potrei assistere allo scontro tra due ragazzini per questioni di cuore, li sentirei bestemmiare e vedrei i lampi del colpo di folgoratore deviato dalla lama laser.  Andrebbero avanti un pezzo prima che in bidello di 10 metri giunga a fermarli con un ruggito, dimenando la sua coda a scaglie ossee. Io tornerei a casa a prepararmi per la caccia al drago mensile, annotandomi sul computer da polso dell'appuntamento per il passaggio di livello del lunedì.
Ed ogni notte esploderebbero i cieli di Orione, mostrandoci gli echi di una guerra che dura da migliaia di anni.

Invece il nostro mondo è tutto qua.. Ma qualcosa può comunque farci volare via, a patto di liberarla dalle sue catene: vola, Fantasia!


mercoledì 16 febbraio 2011

Non si può più neanche ridere, solo sorridere..

Soprattutto quando si ha uno strappo muscolare al pettorale ed ogni respiro è una bella rottura di palle. Una risata fatta come si deve può portare una mano convulsamente sul cuore nell'inutile tentativo di arginare il dolore, e, sì, sembra che si è rincoglioniti e si sta schiattando di infarto per una risata. Non fa ridere, o meglio, sì ma non si può.

Credo sia giunta l'ora di scrivere un nuovo racconto, qualcosa di più ampio respiro rispetto alle bozze precedenti. Nell'ultimo anno, infatti, mi sono più volte fatto prendere dal sacro fuoco della scrittura, come una sorta di passione improvvisa è irresistibile, ma una volta sfogata manca di costanza. Ho iniziato diversi racconti e steso diversi scritti, ma nessuna conclusione, mi sono divertito ad immaginare situazioni, a fare esperimenti di ambientazione e di scrittura, a urlare dialoghi su carta, ma nessuno di questi è sopravvissuto al primo "capitolo".
Trovare una storia degna di essere scritta, in grado di superare il mio blocco da sfogo passione e raggiungere una sua maturità.
Inizierò a lavorarci.

martedì 28 dicembre 2010

The Hunt - Prima Parte

Succede sempre più spesso ultimamente: mi ritrovo ai margini della tavolata ad osservare il mio signore attraversare tutti i consueti stadi umani. Dall'ancor forte Cavaliere del Regno che entra dalla porta fino alla larva umana collassata a terra accanto al camino, con la casacca sporca di vino e una buona metà del pasto a pezzi nella barba.
In questo momento siamo in piana fase intermedia che io amo chiamare "Lo Spaccone Attaccabrighe". Il volto acceso dal vino e dalle passioni, in piedi, fiero ed eretto, con un piede sulla sedia ed il tono di voce più alto del normale, tutti devono ascoltarlo, tutti devono sentire i racconti delle sue avventure! Le mani e le braccia sempre in movimento per mimare duelli e battaglie accaduti anni prima, si allargano fino al limite per mostrare la dimensione della spada di quel barbaro, o l'ampiezza delle spalle possenti di quel gigante, o mimare la forza di quel cinghiale. Una vita spesa in sella ad un cavallo, con la spada in pugno ed un elmo lucente in testa, raccontata in un paio d'ore tra un bicchiere di vino e l'altro, in uno dei molti banchetti offerti dal nostro Re al castello, anche se è rato che il sovrano vi partecipi.
Giunti a questo punto il mio signore, il Cavalier Gottrick, non si rende conto del sorriso di scherno presente sui volti di chi gli sta attorno, per fortuna; le sue gesta, vere o presunte, appartengono al passato ed i nuovi soldati del Re non credono ai mirabolanti duelli dei cavalieri della vecchia guardia, agli uomini abili e feroci che hanno affrontato, alla selvaggina enorme e a questo genere di favole: le loro madri e le loro nonne raccontavano loro queste storie durante la loro infanzia, non riescono a prenderle sul serio.
Alle volte persino io arrivo a dubitare di certi racconti, eppure servo Lord Gottrick come scudiero da vent'anni.
"Ricordi Arlan?" il suono del mio nome mi fa sobbalzare " ricordi quella tribù di uomini con la pelle rossa che incontrammo ad Est di Vladivaskia? Che incontro fu quello, dicevano di aver attraversato il mare su un ponte di ghiaccio!" Mi accingo ad annuire, cerco di ricordare qualche dettaglio di quell'episodio, ma il mio signore si è già voltato verso una dama per descriverle l'aspetto di quegli individui. Non si aspettava davvero una risposta da me.
"Quei guerrieri avevano delle pesanti pellicce ed usavano piume d'aquila o di altri uccelli come ornamento e come segno di comando, curioso vero mia signora?" lo sento proseguire, mentre uno spiffero gelido mi sfiora le braccia. Prima ancora di potermi girare a vedere chi è entrato sento la sua voce giovane e strafottente sovrastare gli altri discorsi: 
"Ancora queste storie strampalate Gottrick? Non vi stancate mai di farvi commiserare da tutta la corte?"
Il Barone Ivan Bogdanov Gorlukovich, nipote ventenne del sovrano, viziato e arrogante ufficiale del regio esercito. 
"Dovete iniziare a rendervi conto, mio buon Gottrick, che il vostro tempo è finito, e inventare favole ad ogni banchetto non cambierà le cose"
Il volto del mio signore si accende di un rosso furioso, mi pare quasi di sentire il pulsare del sangue nelle sue tempie; l'ira e l'impulsività sono sempre state caratteristiche di Lord Gottrick, ed il recente abuso di alcool non migliorano certo la situazione.
"Favole? Favole Barone? Nessuna favola! Io ho combattuto per anni per vostro zio, ho girato questo ed altri regni in lungo ed in largo, ho visto cose e affrontato belve che Voi non immaginate neppure!"
"Certo Gottrick, certo. Nessuno mette in dubbio i vostri servigi, ma certi particolari di questi vostri racconti sono assolute invenzioni. Cinghiali enormi, guerrieri feroci, presto ci racconterete anche del vostro incontro con 'il drago'. Non siate ridicolo!"
"Come osate Bogdanov! I draghi esistono eccome, ne ho appunto visto uno in una grotta vicino alla sommità del monte Graham!"
"Favole, ancora favole! Non avete dunque più rispetto per queste sale? Per il vostro nome? Vi si chiede realtà e rispondete con sogni, la vostra mente è dunque offuscata fino a questo punto?"
Lord Gottrick sta per cedere, un attacco diretto al suo orgoglio e al suo onore è lo ha reso furioso, la mano che regge il calice di vino è bianca per la tensione e posso vedere il suo collo gonfiarsi  per la rabbia. 
"Adesso basta ragazzino!" - tuona il mio signore mentre quel bicchiere esplode in mille pezzi - " non sono disposto a starmene fermo ad ascoltare i tuoi insulti, ti sfido, vediamo quanto vale quel sangue di cui ti vanti tanto!"
"Io sfido te vecchio, ti sfido a portarmi una prova dell'esistenza di questo drago! Altrimenti nessun duello potrà mai dimostrare che non stai mentendo"
"Ottima idea, ma tu andrai con lui nipote!"
La voce del Re si insinua veloce e dirompente in mezzo al duello verbale in atto, nessuno lo ha sentito né visto arrivare, tutti presi a seguire lo scontro tra due generazioni.
"Accompagnerai il Cavalier Gottrick ed il suo scudiero in questa caccia al drago, così potrai tastare di persona la sincerità dei suoi racconti"
Da quel che so di lui il Barone Bogdanov non è tipo da tirarsi indietro ad una sfida, eppure impallidisce visibilmente alle parole del suo sovrano.
"Ma Sire, i miei doveri di ufficiale.. Non posso lasciare il mio posto nel regio esercito per inseguire un drago che nemmeno esiste!"
"Sciocchezze, ti farai sostituire. E non sarei così precipitoso nel giudicare i racconti di Gottrick. Ah Cavaliere, bada a mio nipote, cerca di insegnargli qualcosa di utile".
Il mio signore si inchina rispettosamente in segno di assenso mentre il Re si allontana velocemente dal salone, accompagnato dal brusio della corte intenta a commentare gli ultimi avvenimenti. Se lo sguardo del Barone Ivan Bogdanov Gorlukovich potesse ferire avremmo ben più di un morto nel salone.
"Molto bene, partiremo tra una settimana Barone, preparatevi a dovere, il monte Graham è quanto di più simile all'inferno io abbia mai visto. Andiamo Arlan".
Incredibilmente il Cavalier Gottrick riesce a non barcollare uscendo dalla stanza, spero che domani si ricordi quello che è successo, non vorrei dover essere io a spiegargli in che folle caccia si è imbarcato questa volta.


lunedì 15 novembre 2010

Negroni ed il beep della morte

E di nuovo lunedì. Strano ma vero questo non è iniziato male come al solito, oddio a parte la pioggina ed il cielo plumbeo di Milano, ma quello ormai è una costante.
Sono decisamente sveglio, considerando che sabato sera ero sull'ubriaco andante ed anche ieri sera ho fatto tardi.
La cosa preoccupante di questo lunedì è il persistere del beep. No, non mi sto autocensurando i post, semplicemente è da giovedì pomeriggio che il mio computer emette dei curiosi beep con frequenza irregolare, e non riesco a capire il motivo. In qualche modo la questione sembra legata all'utilizzo di Chrome, ma nemmeno google grande e potente ha potuto svelarmi questo mistero: non ci sono errori, non ci sono messaggi strani, non è un allarme di temperatura, non ho idea di cosa sia.
Quindi io mi preparo ad affrontare un'altra giornata popolata da beep, e nel frattempo prego l'onnipotente Anubi perché intervenga in mio favore.



PS: due birre, due negroni ed un po' di altra roba ed ero ancora in piedi abbastanza tranquillo, ma se volete un consiglio non mangiatevi le maledette sfogliatine al cioccolato subito dopo, hanno degli effetti devastanti sul vostro povero stomaco, già doverosamente impegnato a smaltire l'alcool.

mercoledì 20 ottobre 2010

Madrid es Madrid!


Giunge alfine l'ora del breve resoconto delle mie avventure spagnole. Cercherò di scrivere poco e bene, poiché molto è stato vissuto ma il rischio di trasformare una bella esperienza in una serie di aneddoti sconclusionati è alto.

A prescindere dal mio odio totale per gli aeroporti (badate bene io adoro gli aerei ed il volo, ciò che odio è proprio il caos e l'umanità degli aeroporti) ho passato 8 giorni bellissimi. Ho scoperto Madrid, città moderna, pulita, ampia, profumata, tecnologica, bella e vivibile. 
Ho amato da subito Madrid, già dall'odore dell'aria che ho trovato nella media periferia, dov'era situato il mio albergo. Il centro, il Paseo del Prado, Plaza Mayor, Plaza de Espana, Gran Via, Calle della Cava Baja, ho girato in lungo ed in largo il centro città per immergermi appieno nella vita diurna e notturna madrilena: ne sono uscito con un sorriso ebete sulla bocca, aperta per lo stupore come fossi un bambino.

Toledo ha solleticato la mia intima passione per le armi da taglio, ogni angolo della città brulica di lame scintillanti, più o meno affilate, che invocano a gran voce di essere toccate, afferrate, brandeggiate e portate fuori dal chiuso del negozio, all'aria aperta. Purtroppo ho potuto limitarmi solo ad una di loro, molto bella a mio parere, il mio Jeronimo.

Barcelona mi ha invece lasciato un po' con l'amaro in bocca: sicuramente influenzato da alcuni avvenimenti, un brutto raffreddore, problemi col bancomat, ritardi in areoporto, ad esempio, ne devo dare un giudizio negativo. Barcelona puzza, puzza di smog e di città trafficata, puzza di rifiuti e gente che cammina spasmodicamente avanti e indietro per queste Ramblas come fossero la cosa più bella del mondo. Caotica, disorganizzata e vorticante non mi ha proprio lasciato una bella impressione: al contrario di Gaudì, il pazzo psicopatico che ha costruito mezza città in una serie di palazzi e architetture fantastiche, il caos di Barcelona è propriamente distruttivo, è un vortice spento e morente, che si trascina sull'onda di una reputazione e di ciò che il resto del mondo si aspetta dalla capitale della Catalunya, ma nulla par vero, tutto artificioso, come una posa.

In ogni caso nel complesso una meravigliosa incursione spagnola, scandita dai ritmi latini, dai buoni profumi e da ottime jarras di cerveza, da acciaio e camminate lunghissime nella frizzante aria madrilena e sotto il solo della Catalunya.

Madrid es Madrid, e presto vorrò farci ritorno..

mercoledì 29 settembre 2010

Gli esoscheletri da combattimento ed i Mastini dell'Aria

Giusto un'incursione per raccontare un paio di cose. La prima è relativa a questo articolo, dove si parla dello sviluppo dei primi esoscheletri da combattimento. Non passerà molto tempo prima che si vedano dei simpatici Mecha aggirarsi sui campi di battaglia. Oddio, visto che questo è il mondo reale e non un manga frutto di un disegnatore pazzo ed alienato dalla vita dubito che saranno pasticciosi e colorati tipo questo: 

Ma più un qualcosa di sobrio e funzionale come..


Ma tant'è, l'importante è il passo avanti. Poi già aspetto al varco i soliti puristi venire a raccontarmi che l'uso di un potenziamento meccanico non ti rende un vero uomo e tante cazzate, peccato che il medioevo sia finito da un pezzo, e se è per questo anche un'armatura è considerabile potenziamento meccanico.

Cambiando argomento questa notte ho fatto un sogno strano dei miei. Eravamo confinati in questa specie di accampamento/baraccopoli in attesa di essere richiamati in servizio. Ero un pilota di caccia, spaziale penso, e nell'attesa mi intrattenevo con una mia collega, ovvero Kara Thrace. Mi raccontava di come fosse morta durante un volo, ma le avevano salvato il cervello e le avevano ricostruito un nuovo corpo a partire dai suoi geni; era rimasta fuori gioco per 6 anni in attesa che il suo nuovo corpo maturasse fino ai 16 anni e che si adattasse al suo cervello di adulta, ma ora era tornata nel giro, un po' rincoglionita ma ancora attiva.
Passeggiavamo io e lei su e giù per questo accampamento di avventurieri pazzoidi, fino al momento in cui un colonnello ci ha fatto visita per annunciarci che le alte sfere avevano richiesto espressamente la convocazione dei Mastini dell'Aria per una missione.
Euforia, bestemmie, bevute, urla, bagagli, altre bestemmie e pronti a partire!

La sveglia mi ha impedito di scoprire di che missione si trattasse..
Comunque ora voglio un esoscheletro da combattimento..

sabato 28 agosto 2010

La vendetta de L'Ornitorinco Cieco

C'era una volta un ornitorinco che viveva tranquillo e beato in uno stagno australiano. Gli altri animaletti dello stagno erano tutti suoi amici, lo amavano, lo apprezzavano ed alcuni provavano veri e propri sentimenti di sudditanza psicologica verso di lui. Erano i membri della cosiddetta "Gang". Questi bravi figliuoli passavano le giornate aiutando i genitori in casa e lucidando le auto di papà, ma dopo cena si riunivano con l'ornitorinco e partivano in auto verso lo stagno centrale, luogo di ritrovo di tutti i giovani degli stagni vicini: bevevano acqua di palude, ascoltavano concerti duck, corteggiavano le femmine, mostravano i muscoli e facevano a botte con le altre bande. Tutto normale, direte voi.

Ma tra questi giovani non era tutto rose e fiori; Bob il Ranocchio era il più sfortunato della banda: era brutto, debole, non sapeva suonare, non reggeva la palude e non aveva nemmeno la macchina. L'unico che lo prendeva in considerazione era il capo, L'Ornitorinco, che pazientemente lo teneva fuori dai guai.
Passarono i giorni ed i mesi, ma Bob il Ranocchio rimase il peggiore della banda, causa di tutte le risse allo stadio centrale, sia iniziate dai suoi compagni per difenderlo che istigate da lui stesso. Beveva molto, era quasi sempre ubriaco, e girava voce che avesse iniziato ad abusare di polvere di ninfea.
Come alle volte succede in questi casi, quando la mente inizia a vacillare e le percezioni sono alterate, Bob il Ranocchio iniziò ad invidiare fortemente L'Ornitorinco, a causa del suo manto lucido, del suo becco, del suo successo. L'invidia si trasformò rapidamente in ossessione e malignità, tanto che i suoi sguardi di odio nei confronti del suo capo finirono per essere manifesti, ed il popolo dello stagno iniziò a mormorare e farsi domande.

Un brutto giorno Bob il Ranocchio beveva in un sordido locale dello stagno orientale, completamente ubriaco e sull'orlo dell'overdose quando venne avvicinato da Jimmy la Lontra; questi era il capo di una delle bande più criminose di tutti i Sei Stagni, commerciava in polvere di ninfea ed era il pappone di una decina di oche bianche. Bob il Ranocchio doveva a Jimmy la Lontra un mucchio di soldi a causa dei suoi vizi e l'infido mustelide gli propose un patto: se avesse reso L'Ornitorinco incapace di danneggiare i suoi affari allora i debiti sarebbero stati cancellati. Aveva una settimana di tempo per agire, altrimenti..
Bob il Ranocchio passò i cinque giorni successivi a pensare a quelle parole, si stordì continuamente con ogni sostanza su cui riuscisse a mettere le mani, per non voler considerare realmente ciò che gli era stato proposto. Ma nei suoi stati alterati di coscienza acuì il suo odio per L'Ornitorinco, fino a che l'idea del tradimento gli sembrò più accettabile.
Appena calarono le tenebre Bob il Ranocchio scivolò dentro la casa de L'Ornitorinco, raggiunse il suo letto evitando qualunque rumore, sollevò uno spillone acuminato e gli cavò rapidamente entrambi gli occhi. Gli abitanti dello stagno testimoniano che l'urlo di dolore che sentirono quella notte non apparteneva al regno animale.
Bob il Ranocchio fuggì in preda al terrore, lasciando il suo amico sanguinante e sofferente. Poche ore dopo in preda ad un indicibile rimorso raggiunse la strada vicina e si lanciò sotto le ruote di un carro dopo aver lasciato un biglietto di scuse e spiegazioni.

Sono passati diversi anni, quelli che erano ragazzi pieni di speranze sono ora adulti pieni di impegni, parlano di lavoro, di figli, di piume o pelo che ingrigisce, di fondi pensione o di come l'acqua di palude non abbia lo stesso sapore di una volta.
Ma in una delle buche più profonde dello stagno, dove la luce non filtra attraverso le acque melmose, L'Ornitorinco Cieco medita da lungo tempo la sua vendetta..

venerdì 27 agosto 2010

L'onore del Federale, la vera storia!

Un'afosa sera d'estate di parecchi anni fa, un'allegra combriccola di bricconi e intellettuali si riunì per decidere il futuro presidente comunale del potente e rispettato circolo Ziegfrid Pickwick. L'assemblea si preannunciava tempestosa, il ruolo del presidente era molto ambito poiché avrebbe dato la possibilità di accedere a varie postazioni chiave nel sistema bibliotecario del Chiavatese.

Due schieramenti contrapposti si affrontavano, I Vecchi Bacucchi, rappresentati dal Panzone Borioso


e i Giovani Capponi, che spingevano per il loro uomo locale,  l'Ammiraglio Portogruaro.

Il rappresentante delle regione del circolo Pickwick, l'onorevolissimo Bob Babbio, simpatizzava ufficiosamente per lo schieramento dei Capponi, ed era moderatamente sicuro di vincere quel piccolo congresso. La riunione si svolse senza incidenti, tra sorrisi d'ipocrisia e strette di mano flaccide, fino al momento tanto atteso delle votazioni e dello spoglio dei risultati. L'onorevolissimo Bob Babbio sedeva finto indifferente con un sogghigno sulle labbra, sempre affabile e caloroso con tutti, ma i suoi occhi scrutavano attentamente quei voti che uno dopo l'altro venivano rovesciati sul tavolo. Molti ingranaggi erano stati unti, molte promesse fatte ed estorte per fare in modo che la propria fazione vincesse.
Gli Scrutatori Smutandati del circolo Ziegfrid Pickwick, tradizionalmente vestiti di rosso e blu, chiamarono a raccolta i due candidati.


Gli Scrutatori Smutandati si espressero in favore del Panzone Borioso, che per tutta risposta iniziò gongolando a deridere il nostro onorevolissimo Bob Babbio, con frasi del tenore "Non ti è andata bene questa volta vecchia bertuccia, ho vinto io". Per tutta risposta il mai abbastanza onorevole si lanciò in grida di sdegno: "Io? Io non ho fatto niente, non sto complottando da un mese per farti fuori. Io non c'ero, se c'ero dormivo".
In piena gabbia di matti il povero Ammiraglio Portogruaro non sapeva che pesci pigliare e noi osservatori imparziali guardavamo tutta la scena dal tavolino del rinfresco.
La discussione degenerò sempre più, fino all'apogeo!
"Ora basta, articolo 77 L'ONORE DEL FEDERALE! Hai offeso il mio onore, verrai giudicato da una corte superiore (il tribunale diddio) e dichiaro nullo questo congresso"

Nell'attonito silenzio che è seguito a queste affermazioni ognuno di noi ebbe occasione di guardare dentro di sé, e l'unica cosa che trovò fu un cartello recitante: "Ma che buffonata del cazzo!"

Ah, signori miei, anche nell'antica e potente organizzazione del circolo Ziegfrid Pickwick si era giunti decisamente troppo in basso.
Cosa ci può insegnare questo avvenimento? Sicuramente che le cose non vanno mai come uno si aspetta, e che i vecchi palloni gonfiati si meriterebbero una sana ripassata. Ma tant'è, quei due signori continueranno per tutta la vita a gonfiarsi sotto un'importanza che non hanno ed un rispetto insincero e noi proseguiremo così, aspettando soltanto l'occasione di tirare loro quello schiaffo che pronosticavo nel precedente intervento.


PS: Questa storia non è frutto della mia fantasia, nomi a parte. Abbiamo riso per una settimana ripensando a quella scena.