lunedì 27 febbraio 2012

Una morte invisibile

Sdraiato nella mia cuccetta stentavo a prendere sonno. Nonostante l'ipnotico rumore delle eliche in sottofondo fosse molto rilassante, un pensiero, un piccolo tarlo nel mio cervello, mi allontanava dall'agognato riposo. Niente era stato fuori posto durante la giornata: l'adunata in coperta, l'assegnazione dei turni e dei compiti per il giorno, le ore passate di servizio prima nelle cucine e poi di guarda sulla torretta d'avvistamento superiore. Anche in quel caso nulla da segnalare. Nessun fatto eccezionale, proprio nessun avvenimento che non fosse catalogabile come routine.
Eppure non ero tranquillo, e non riuscivo ad addormentarmi. Come se un piccolo dettaglio fosse fuori dal coro, un qualcosa che si era annidato da qualche parte nella mia mente. Sfuggiva ad ogni mio tentativo di focalizzazione; anzi, più cercavo di identificare quale fosse il problema più la soluzione si allontanava.
Avevo deciso di fare due passi, tanto valeva compiere un giro del perimetro esterno per guardare il panorama dalle grandi vetrate di osservazione. L'Oceano Atlantico scorreva placido sotto di me, il viaggio da Berlino a New York era quasi giunto al termine ed il giorno successivo il dirigibile avrebbe trionfalmente avvistato i primi grattacieli americani.
Mentre rimanevo lì in piedi, osservando l'infinita distesa di acqua salata, un rumore sordo proveniente dalle mie spalle mi spinse a girarmi, ma prima ancora di potermi muovere finii lanciato verso la vetrata.
L'impatto con 5 cm di vetro rinforzato mi annebbiò la vista per qualche istante: quando riaprii gli occhi vidi solo il blu indistinto dell'oceano farsi sempre più vicino. Poi più nulla.

Ok, e quindi?

Quindi credo di essere morto.

Ah, genio! Certo che sei morto! Una bomba è esplosa sul tuo dirigibile, e ha aperto uno squarcio nella navetta. Ma i danni non sono stati così ingenti come gli attentatori prevedevano, credo che arriveranno a New York con solo un lieve ritardo.

Ah.. Ma io perché sono morto?

Bè, ti sei messo a vedere il panorama tra una lastra di vetro e la bomba.. La risposta mi pare abbastanza immediata.

No, voglio dire, qual era il mio destino? Per quale motivo sono morto?

Uhm, forse non ti è chiara una cosa.. In vita ti riempiono la testa di favole e storie, con eroi e grandi avventure, destini manifesti e sacre missioni giusto?

Sì..

Ecco, in tutte quelle storie, l'eroe vince, il cattivo perde, ed attorno a loro migliaia e migliaia di personaggi vengono feriti o muoiono nel più assoluto silenzio. Sono personaggi di contorno.

Ah, quindi sono un personaggio di contorno?

Zitto e fammi finire.. Nelle storie non ci sono altri personaggi se non quelli partecipanti alla trama, ma è facile immaginare che NON tutto il mondo sia coinvolto nella lotta tra l'eroe ed il cattivo. Milioni di persone vivono al di fuori di ogni riflettore, ignorate dal narratore e dai partecipanti. Ecco, quelle persone vivono e muoiono.

Non capisco..

Alla fine è molto semplice, la maggior parti delle morti è importante solo per il defunto stesso e pochi cari. In altre parole, la tua morte è invisibile agli occhi del mondo.

Non è piacevole sentirsi dire queste cose appena morti..

Immagino, ma questa è la realtà. Forza, è ora di andare.

Aspetta, sono sicuro che non può essere tutto qui! C'è il particolare, quel pensiero che non riuscivo a focalizzare! Sicuramente quello spiegherà i motivi dietro alla mia morte, mi dirà che il mio destino si è compiuto per un motivo!

Il bottone del comandante.

Cosa?

All'adunata di stamattina al comandante mancava il terzo bottone della giacca, non se ne era accorto.

Non è.. Ma.. Cazzo è proprio vero.. Era questo il pensiero. Uno stupido, inutile, fottutissimo bottone!

Già.. Vogliamo andare ora?