venerdì 20 agosto 2010

CarneTrita e l'Artavaggio: giorno UNO

Durante il week end di fine Agosto io me medesimo Erwin, in compagnia del fidato Giò, partii alla volta dei Piani d'Artavaggio sulle montagne lecchesi per una duegiornidellaMuerte. Il piano prevedeva tenda, sacchi a pelo, armi inutili, whisky (familiarmente da noi chiamato "La Bibbbia"), buone gambe, sangue e sudore.
Partimmo alle 9 del giorno UNO pieni di buona volontà e zaini pesantissimi ma ci ritirammo sconfitti in buon ordine alle ore 9.35 del giorno UNO: strada sbagliata.
Ma alle 10.05 fiduciosi riprendemmo il cammino sul giusto percorso.
Dopo un'ora e mezza di salita, non troppo ripida a dir la verità ma costellata di pause a causa dell'eccessivo peso degli zaini raggiungemmo una vasca da bagno; un'amena radura immersa nel sole, traccie di animali selvatici, aria fresca e.. una vasca da bagno.
Decidemmo di fermarci ad indagare sul misfatto e mentre il devoto Giò si concedeva una sorso della sua Bibbbia personale, io mi aggirai repentinamente nei dintorni per scoprire l'utilità di quel blocco di materiale bianco; le molte traccie di stambecchi (I suppose..) mi fecero balenare alla mente l'ipotesi di un abbeveratoio, un ritrovo abituale dove poter fare aperitivo e scambiare quattro chiacchiere con gli amici, dove poter corteggiare le femmine locali, dove potersi scornare con gli altri maschi, o dove potersi prendere una scarica di pallettoni in piena schiena, volendo. Ritrovai, infatti, anche diverse cartucce di fucile da caccia, anche se risalenti a diverso tempo prima.
Raggiunsi Giò ancora intento a pregare per renderlo edotto delle mie scoperte ed entrambi decidemmo di fermarci a riflettere sulla caducità della vita animale. Niente aiuta meglio questo tipo di riflessioni come una focaccia salsiccia e zola.

Dopo le nostri amene riflessioni ripartimmo di buona lena verso la nostra destinazione, il luogo prescelto per montare il campo. La meta era ancora lontana ma il tempo passò molto velocemente, poiché dovetti dissuadere l'impulsivo Giò dal tirare un pugno ad una mucca solo per vedere cosa succedeva. Riuscii dopo svariate argomentazioni e minacce a distoglierlo dai suoi insani propositi, ma dovetti promettergli di fornirgli io stesso la mucca da colpire il giorno in cui l'innalzamento del livello dei mari trasformerà i nostri monti in spiagge, in cui potrò passeggiare a 1800 metri sorseggiando Mojito.

Dopo circa 3 ore di cammino giungemmo alla nostra meta, lo spazio dove avremmo montato il campo per la notte; decidemmo di fermarci a far riposare le nostre stanche membra per una mezzora, prima di continuare la salita all'ultimo rifugio. Osservammo quindi il terreno circostante per trovare la posizione migliore per il nostro seppur temporaneo alloggio, e concordammo entrambi nello stabilire il luogo più adatto sullo spiazzo dietro il poderoso "Albergo Sciatori", in piena chiusura estiva, e accanto ad una piccola chiesetta che aveva l'unico pregio di possedere una fonte sul davanti. L'osservazione del viavai di persone ed escursionisti che transitavano davanti a suddetta fonte ci portò via una buona mezzora, inoltre, poiché la presenza degli arzilli ed indomiti vecchietti dei Club Alpini di mezzo Nord Italia ci rallegrò il pranzo, così come la visione di due giovinette risalire la montagna, fu difficile trattenere il volenteroso Giò dall'andare ad assisterle nella salita. Tuttavia la mia visione fu offuscata dalla costante presenza di quella razza maledetta chiamata familiarmente "Stronzi con le Superga", ovvero quel tipo particolare di persona che compie una gita in montagna, anche a considerevoli altezze, sprovvisto di qualsiasi equipaggiamento adatto al clima e alle caratteristiche del terreno; è quindi possibile ammirare questi campioni della buona tavola aggirarsi attorno alla stazione della funivia muniti di calzoncini corti e camicina, scarpe leggere da passeggio sul lungolago e cappello improponibile stupirsi della presenza di insetti o animali da pascolo e fare commenti del calibro di "Fa un po' fresco qui, chi lo sapeva che a 2000 metri di altitudine facesse freddo, ahahah".
Inutile dire che i miei sentimenti, leggermente ostili, verso questo tipo d'uomo trapelavano tranquillamente dal mio viso ogni volta che ne incrociavo lo sguardo.

Dopo circa un'ora di riposo riprendemmo la nostra marcia alla volta del Rifugio Nicola, la stanchezza iniziava già a farsi sentire, le spalle cedevano sotto il peso dei nostri fardelli e le gambe stentavano a salire, ma un passo dopo l'altro e con molta sofferenza arrivammo al rifugio cercato, a 1900 metri di altitudine pur tuttavia alla base del sentiero per la vetta del Monte Sodadura. Purtroppo mentre ci accingevamo ad affrontare questa dura ma appagante fatica le gambe dell'impavido Giò cedettero dopo il lungo sforzo, ed iniziarono a stuzzicare le terminazioni nervose muscolari per costringerlo al riposo. Per evitare danni ulteriori decidemmo di riposare al rifugio fino a sera, per poi scendere alla zona del campo base con l'ultima luce del giorno.

Il resto della giornata passò così, tra un tiro a canestro ed un film di Spike Lee (rigorosamente proiettato nella nostra testa), tra le molte sigarette fumate ad alta quota e curiosi aneddoti delle nostre vicende scolastiche. Alle 19.00 entrammo nel rifugio in cerca di un po' di calore e di una gustosa cena, ci sedemmo a tavola, ordinammo quando ecco il momento in cui LUI entrò nella nostra vita.
LUI.
Lo credevamo felice e contento al suo paese, dopo un breve viaggio da tutti sopravvalutato, osannato a torto come un eroe a scapito di chi quella guerra l'ha combattuta davvero.
Ma a LUI non bastava, certo che no. Con dei nuovi adepti, sempre bassi, ricercava di nuovo la fama, ed il potere.
Non potemmo fare altro che vederlo complottare e agire nel suo sconsiderato modo per tutta la cena, subdolo, enigmatico, furbo e arrogante.

Mai dimenticherò il momento in cui incontrai Frodo Baggins su quello sperduto monte. Mai.

Scendemmo con il cuore colmo di rabbia e dolore dopo aver visto di cosa era capace l'anima degli hobbit. Il sentiero era agevole e lo stomaco pieno contribuiva al buonumore, nonostante la scoperta di alcuni bunker scavati nella montagna e sbarrati da porte metallica. E' nostro profondo convincimento che quelle pareti metalliche contenessero importanti esperimenti con cadaveri umani e virus di multinazionali malvagie, oppure antichi sigilli di demoni abissali, in attesa del risveglio da migliaia di anni. Stringemmo forte i nostri coltelli nel discendere il sentiero. Raggiungemo la zona designata accompagnati da gli ultimi sprazzi di luce solare, già le prime stelle si accendevano in cielo mentre noi esausti montavamo la Mistica Quechua di Queequeg compagna di mille avventure. Passammo il resto della serata consultando La Bibbbia, osservando i pipistrelli cacciare gli insetti e litigare tra loro, ascoltando i rumori della notte, della natura e parlando di donne e sbronze, come si conviene ad ogni notte in tenda che si rispetti.

Stremati dalle emozioni e dalle fatiche del giorno, accogliemmo la notte ed il sonno successivo..

Qui finisce il resoconto del Giorno UNO delle avventure di CarneTrita e l'Artavaggio. Presto il Terribile Giorno DUE!


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