mercoledì 2 febbraio 2011

Mattino e sera, questi sconosciuti


Stamane ho notato che siamo in quel periodo dell'anno in cui mattina e sera si equivalgono, soprattutto in caso di nebbia fredda e umida come oggi.
Sono quei giorni dove uscire di casa alle 7.20 significa viaggiare ancora nella semioscurità, ancora con il gelo che entra nelle ossa e fa ripetere "Voglio tornare a letto" come un mantra; si è quasi più stanchi al mattino che non al ritorno dal lavoro alle 18.30, e le condizioni ambientali pressoché identiche di questi due orari contribuiscono allo sconvolgimento dell'orologio interno.
La stessa luce, la stessa nebbia, lo stesso freddo, lo stesso treno affollato, lo stesso devastante desiderio di infilarsi in un posto caldo il prima possibile e non fare assolutamente NIENTE per un po', cosa differenzia il mattino dalla sera? Cosa impedisce al mio corpo di provare un'indicibile stanchezza ad entrambi gli orari, distruggendo totalmente ogni prospettiva temporale? Probabilmente nulla.
Sono semplicemente stanco. Se nessuna attività fisica o intellettuale mi costringe ad uno sforzo intenso scivolo fatalmente in un limbo amorfo e noioso, dove il tempo pare non passare mai.

Passerà questo inverno, ed il sole tornerà a splendere tiepido ma presto potente su queste mattine..

PS: sono anche radicalmente convinto che la mia forzata variazione di alimentazione mi stia lentamente indebolendo, prima arrivavo a questo stato di devastazione giusto il venerdì, ora il martedì sera mi sembra già di collassare. Maledetta dieta.