Succede sempre più spesso ultimamente: mi ritrovo ai margini della tavolata ad osservare il mio signore attraversare tutti i consueti stadi umani. Dall'ancor forte Cavaliere del Regno che entra dalla porta fino alla larva umana collassata a terra accanto al camino, con la casacca sporca di vino e una buona metà del pasto a pezzi nella barba.
In questo momento siamo in piana fase intermedia che io amo chiamare "Lo Spaccone Attaccabrighe". Il volto acceso dal vino e dalle passioni, in piedi, fiero ed eretto, con un piede sulla sedia ed il tono di voce più alto del normale, tutti devono ascoltarlo, tutti devono sentire i racconti delle sue avventure! Le mani e le braccia sempre in movimento per mimare duelli e battaglie accaduti anni prima, si allargano fino al limite per mostrare la dimensione della spada di quel barbaro, o l'ampiezza delle spalle possenti di quel gigante, o mimare la forza di quel cinghiale. Una vita spesa in sella ad un cavallo, con la spada in pugno ed un elmo lucente in testa, raccontata in un paio d'ore tra un bicchiere di vino e l'altro, in uno dei molti banchetti offerti dal nostro Re al castello, anche se è rato che il sovrano vi partecipi.
Giunti a questo punto il mio signore, il Cavalier Gottrick, non si rende conto del sorriso di scherno presente sui volti di chi gli sta attorno, per fortuna; le sue gesta, vere o presunte, appartengono al passato ed i nuovi soldati del Re non credono ai mirabolanti duelli dei cavalieri della vecchia guardia, agli uomini abili e feroci che hanno affrontato, alla selvaggina enorme e a questo genere di favole: le loro madri e le loro nonne raccontavano loro queste storie durante la loro infanzia, non riescono a prenderle sul serio.
Alle volte persino io arrivo a dubitare di certi racconti, eppure servo Lord Gottrick come scudiero da vent'anni.
"Ricordi Arlan?" il suono del mio nome mi fa sobbalzare " ricordi quella tribù di uomini con la pelle rossa che incontrammo ad Est di Vladivaskia? Che incontro fu quello, dicevano di aver attraversato il mare su un ponte di ghiaccio!" Mi accingo ad annuire, cerco di ricordare qualche dettaglio di quell'episodio, ma il mio signore si è già voltato verso una dama per descriverle l'aspetto di quegli individui. Non si aspettava davvero una risposta da me.
"Quei guerrieri avevano delle pesanti pellicce ed usavano piume d'aquila o di altri uccelli come ornamento e come segno di comando, curioso vero mia signora?" lo sento proseguire, mentre uno spiffero gelido mi sfiora le braccia. Prima ancora di potermi girare a vedere chi è entrato sento la sua voce giovane e strafottente sovrastare gli altri discorsi:
"Ancora queste storie strampalate Gottrick? Non vi stancate mai di farvi commiserare da tutta la corte?"
Il Barone Ivan Bogdanov Gorlukovich, nipote ventenne del sovrano, viziato e arrogante ufficiale del regio esercito.
"Dovete iniziare a rendervi conto, mio buon Gottrick, che il vostro tempo è finito, e inventare favole ad ogni banchetto non cambierà le cose"
Il volto del mio signore si accende di un rosso furioso, mi pare quasi di sentire il pulsare del sangue nelle sue tempie; l'ira e l'impulsività sono sempre state caratteristiche di Lord Gottrick, ed il recente abuso di alcool non migliorano certo la situazione.
"Favole? Favole Barone? Nessuna favola! Io ho combattuto per anni per vostro zio, ho girato questo ed altri regni in lungo ed in largo, ho visto cose e affrontato belve che Voi non immaginate neppure!"
"Certo Gottrick, certo. Nessuno mette in dubbio i vostri servigi, ma certi particolari di questi vostri racconti sono assolute invenzioni. Cinghiali enormi, guerrieri feroci, presto ci racconterete anche del vostro incontro con 'il drago'. Non siate ridicolo!"
"Come osate Bogdanov! I draghi esistono eccome, ne ho appunto visto uno in una grotta vicino alla sommità del monte Graham!"
"Favole, ancora favole! Non avete dunque più rispetto per queste sale? Per il vostro nome? Vi si chiede realtà e rispondete con sogni, la vostra mente è dunque offuscata fino a questo punto?"
Lord Gottrick sta per cedere, un attacco diretto al suo orgoglio e al suo onore è lo ha reso furioso, la mano che regge il calice di vino è bianca per la tensione e posso vedere il suo collo gonfiarsi per la rabbia.
"Adesso basta ragazzino!" - tuona il mio signore mentre quel bicchiere esplode in mille pezzi - " non sono disposto a starmene fermo ad ascoltare i tuoi insulti, ti sfido, vediamo quanto vale quel sangue di cui ti vanti tanto!"
"Io sfido te vecchio, ti sfido a portarmi una prova dell'esistenza di questo drago! Altrimenti nessun duello potrà mai dimostrare che non stai mentendo"
"Ottima idea, ma tu andrai con lui nipote!"
La voce del Re si insinua veloce e dirompente in mezzo al duello verbale in atto, nessuno lo ha sentito né visto arrivare, tutti presi a seguire lo scontro tra due generazioni.
"Accompagnerai il Cavalier Gottrick ed il suo scudiero in questa caccia al drago, così potrai tastare di persona la sincerità dei suoi racconti"
Da quel che so di lui il Barone Bogdanov non è tipo da tirarsi indietro ad una sfida, eppure impallidisce visibilmente alle parole del suo sovrano.
"Ma Sire, i miei doveri di ufficiale.. Non posso lasciare il mio posto nel regio esercito per inseguire un drago che nemmeno esiste!"
"Sciocchezze, ti farai sostituire. E non sarei così precipitoso nel giudicare i racconti di Gottrick. Ah Cavaliere, bada a mio nipote, cerca di insegnargli qualcosa di utile".
Il mio signore si inchina rispettosamente in segno di assenso mentre il Re si allontana velocemente dal salone, accompagnato dal brusio della corte intenta a commentare gli ultimi avvenimenti. Se lo sguardo del Barone Ivan Bogdanov Gorlukovich potesse ferire avremmo ben più di un morto nel salone.
Il mio signore si inchina rispettosamente in segno di assenso mentre il Re si allontana velocemente dal salone, accompagnato dal brusio della corte intenta a commentare gli ultimi avvenimenti. Se lo sguardo del Barone Ivan Bogdanov Gorlukovich potesse ferire avremmo ben più di un morto nel salone.
"Molto bene, partiremo tra una settimana Barone, preparatevi a dovere, il monte Graham è quanto di più simile all'inferno io abbia mai visto. Andiamo Arlan".
Incredibilmente il Cavalier Gottrick riesce a non barcollare uscendo dalla stanza, spero che domani si ricordi quello che è successo, non vorrei dover essere io a spiegargli in che folle caccia si è imbarcato questa volta.