giovedì 20 febbraio 2014

"Che Italia di merda, posso dirlo?" "Ecco.. no."

Stasera ho assistito ad uno dei soliti siparietti da treno; una scena già vista più di una volta, il litigio con il controllore per il biglietto.

Io faccio il pendolare tra scuola e lavoro da circa 14 anni e di scene del genere ne ho viste a centinaia. Una volta i protagonisti assoluti erano i ragazzini che compravano le sigarette coi soldi dell'abbonamento settimanale e gli immigrati che non compravano il biglietto e cercavano di buttarla sul razzismo. Alle volte pure con successo.

Ultimamente sono sempre più lavoratori e persone "normali" a piantare casini di questo tipo. Ora, non voglio fare un post sociale ed economico sulle reali capacità di acquisto di queste persone, perché non credo sia il caso della scena a cui ho assistito stasera, quello di cui voglio parlare è la scusa.

Se i ragazzini possono dire più o meno quello che gli pare tanto sarà una palla in ogni caso, e gli immigrati la giocano sul "povero negro", queste persone pretendono di avere ragione anche senza biglietto e le loro giustificazioni hanno diverse direzioni:

  1. Il pessimo servizio
  2. Paragoni con altri
  3. L'eccezionalità della cosa
Il pessimo servizio 
Significa tirare in ballo il fatto che "non ho il biglietto MA i treni sono sempre in ritardo ed il servizio fa schifo"; oltre ad ignorare completamente il fatto che se non pagano il biglietto il servizio non può sicuramente migliorare, lo si fa passare come una ardita protesta politica, una scelta consapevole di campo, non pago per protesta! 

Ecco, qui sta la cazzata. Innanzitutto se il servizio è pessimo non si è obbligati ad usufruire del servizio, si può andare a lavorare in macchina, bici, a piedi, monopattino, volando, come si vuole ma non in treno; se si utilizza un servizio lo si paga, punto. 

Inoltre in caso di disservizi c'è uno sportello per i rimborsi apposito, se per un motivo o per un altro non vengono mai concessi i rimborsi ci sono associazioni di consumatori, avvocati vari, e gente del genere il cui LAVORO è accogliere le istanze di protesta e si può agire tramite questi enti (o fondarne uno proprio eh, se ci si tiene) per far estendere le condizioni in cui è previsto il rimborso.

Altrimenti se è davvero la protesta quello a cui si mira, si accettano le conseguenze delle proprie azioni e si prende la multa, facendo notare i motivi della protesta etc etc. Un po' inutile secondo me, ma onorevole. Non è che se io per protesta decido di lanciare bombe a mano nella sede del comune per le troppe tasse poi piango come un bambino viziato nel momento in cui vogliono blindarmi a vita. Non dico che starei fermo a farmi arrestare, ma frignare "Arrestarmi è ingiusto perché il comune è cattivo" continua a sembrarmi una puttanata.

I paragoni con altri 
Cercano di far passare l'idea che se qualcun altro l'ha fatta franca allora possono farla franca tutti. L'esempio classico è "agli zingari il biglietto non lo chiedete mai". 

Ora, è vero. Non lo chiedono mai, non li fermano mai, non gli fanno mai un cazzo (o almeno, per quel che ho visto io), perché spesso e volentieri poi aprono la pancia del controllore con un punteruolo e se ne vanno. Ma questo cosa ha che fare con gli altri? Si stanno autonomamente mettendo nella stessa categoria di "essere umano" di un figlio di puttana che accoltella un controllore per 2€ di biglietto?

Se davvero si vuole essere trattati allo stesso modo, si vuole che gli altri li vedano allo stesso modo, ebbene, tirino fuori un coltello a serramanico per aprire la pancia ad un controllore. Non siete mica bestie? E allora perché paragonarsi a loro?

Io sono consapevole che alcuni datori di lavoro fanno dei discorsi deliranti del tipo "Eh, anche i lavoratori in PAESE SENZA DIRITTI SOCIALI A CASO non hanno DIRITTO DEL LAVORO ACQUISITO DA ANNI, mica sono solo io, hai visto?"; questi discorsi si sentono troppo spesso, e in una persona normale dovrebbero istigare solo odio feroce e propositi di vendetta.
Così come non si vuole farsi paragonare ad uno schiavo del Sticazzistan, non credo si voglia paragonarsi ad un criminale. Eppure eccoli lì, a dire "Eh, ma a quelli lì non fate mai niente!"

L'eccezionalità della cosa
Altro grande cavallo di battaglia è "Io sono anni che pago il biglietto, oggi non ce l'ho e mi fa comunque una multa". Non credo che dovrei nemmeno cercare di commentare questo. Proporrò soltanto altri esempi dello stesso ragionamento in altri ambiti e l'assurdità dovrebbe essere automatica.
Sono X anni che pago le tasse, quest'anno non le pago.
Non prendo una multa per divieto di sosta da X anni, oggi parcheggio su un parcheggio per disabili.
In fondo sono X anni che pago la bolletta del gas, la prossima la cestino senza pagarla.
Ho già pagato X rate del mutuo, quest'anno me lo prendo gratis.
Eh, pago i miei dipendenti tutti i mesi da X anni, il mese prossimo niente stipendi.

Non vorrei dire, ma io sono 28 anni che non uccido nessuno. Domani state attenti..

Conclusioni
Questi sono i tre metodi principali a mio avviso, ma ci sono molte varianti e vengono mischiati e scambiati spesso e volentieri.
La conclusione del discorso, una volta presa o meno la multa, e normalmente rivolta agli altri passeggeri per raccogliere un po' di solidarietà gratuita è "Che paese di merda".

Questa sera ho sentito in conclusione un bel "Che Italia di merda, posso dirlo?"
Ecco signora, no, per me non può dirlo. Perché ha torto marcio. Perché se questa Italia è così una merda è anche colpa sua, di quelli come lei (e come me, che non sono un santo o un eroe) che accampano mille scuse per le loro mancanze consapevoli, che sanno di essere in torto ma si auto assolvono e giustificano usando gli altri, che usano il "così fan tutti" per non assumersi responsabilità e quando dopo anni e anni di malcostume e maleducazione si ritrovano con uno stato a puttane, un paese in caduta libera ed una Patria che non fa da padre o madre a nessuno danno ancora la colpa agli altri, ai politici che HANNO ELETTO, agli stranieri e agli altri stati che se ne sbattono e fanno il loro gioco, e alla stessa Italia, assunta ad organo senziente che è la causa di tutti i mali. 
Quella stessa Italia furba e infame che hanno costruito.
E non c'è bisogno di prendere colpe ancestrale, di tirare in ballo guerre, colpe storiche e caratteristiche di popoli e movimenti popolari di secoli fa, perché sono gli ultimi anni che hanno costruito l'Italia di oggi, ed è oggi che si costruisce l'Italia di domani.

Che non potrà essere migliore, se non si vuole nemmeno pagare il biglietto del treno.

venerdì 14 febbraio 2014

When Sysadmin Ruled The Earth

Io e Cory Doctorhow abbiamo un rapporto un po' travagliato (anche se lui non lo sa eh..)


Alcuni suoi lavori sono veramente interessanti, l'attenzione per i dettagli tecnici e per i riferimenti informatici sono sempre apprezzati, anche se altre volte sembra che li sbatta dentro un po' a cazzo di cane, giusto perché è fico, e la cosa mi disturba enormemente.

In ogni caso ho apprezzato molto "Little Brother", ne avevo scritto anche qui sul blog nonostante il finale un po' semplicistico. Allora quando mi è capitato per le mani un racconto dal titolo "When Sysadmins Ruled The Earth" ho iniziato prima a ridere come uno scemo per il titolo, e poi a pregustarmi per tutta la giornata il momento in cui avrei potuto leggerlo.

Forse mi ha fregato il troppo hype, non so, ma dopo averlo letto mi sono intristito.

La vicenda parte quasi bene, il mondo viene improvvisamente scosso da guerre, incendi, puttanate, ed un virus batteriologico che ammazza tutti nel giro di pochissimo tempo. A Toronto alcuni sysadmin si salvano perché chiusi nel datacenter che gestisce tutto il traffico di rete del Canada nord, e all'interno l'aria viene depurata e microfiltrata.

Allora, in contatto con altri colleghi in giro per il mondo, cercano di raccogliere informazioni su ciò che è successo e..
Ecco, una delle prime cose che viene loro in mente è leggere una dichiarazione di indipendenza del cyberspazio e tenere delle elezioni.
WFT? Cioè, dico, ma che cazzo dici?

La gente muore a miliardi là fuori, non si capisce niente della situazione e questi pensano alle elezioni del cyberspazio?

Ora posso capire l'ossessione nel tenere in piedi la rete internet, del respingere attacchi di malware, spam, etc etc, deformazione professionale insomma, posso capire una reazione un po' surreale ed autistica da sistemisti informatici, ne so qualcosa, ma.. che minchia.. le elezioni del cyberspazio no.

Alla fine eleggono il protagonista. Dopo quelle decidono di uscire dal palazzo perché senza cibo né acqua e trovano dei sopravvissuti.
Fine.

Ecco.. Quando ho letto il titolo mi aspettavo una roba del tipo "Il complotto dei sistemisti!" che prendono il controllo delle comunicazioni e governano il mondo nell'ombra nel tentativo di razionalizzarlo dal punto di vista informatico, non una stronzata di sto tipo.

giovedì 23 gennaio 2014

Ender's Game

Ieri sera ho finito Ender's Game, il primo libro di una serie, di Orson Scott Card.


Avevo letto dei commenti entusiasti online in occasione della recente uscita del film, ma mi inquietavano quei riferimenti alla categoria "libro per ragazzi". 
Recentemente "libro per ragazzi" è diventato "libri per ritardati, scritti da ritardati": i contenuti sono al limite del penoso, con uno stile di scrittura traballante e vicende con la logica interna di quadro di Picasso.

Mi sono messo a scavare un po' ed ho visto che la prima edizione del libro data 1985, ottima annata per tutto quanto ^_^ ; ho quindi recuperato il libro in lingua originale e ci ho dedicato l'ultima settimana.

Non sono rimasto affatto deluso. Il libro è semplicemente bellissimo.
La vicenda è ambientata in un prossimo futuro, le nazioni della terra sono temporaneamente unite nella International Fleet sotto la minaccia di una terza invasione degli insetti, dopo due guerre disastrose che hanno quasi portato alla catastrofe.

Gli alti comandi della IF cercano attivamente il prossimo comandate della flotta, monitorando una serie di bambini prodigio e inviandoli alla Battle School. Andrew "Ender" Wiggin è uno di questi studenti, il più promettente, quello su cui gli ufficiali della IF fanno una scommessa azzardata. Sarà lui a comandare la flotta o nessun altro, non c'è più tempo per altri candidati.

Ender ha 6 anni, e si ritrova da solo a fronteggiare sfide di leadership e di comando, ad affrontare gli altri studenti, i loro giudizi e la loro diffidenza, i test dei docenti della scuola ed un misterioso gioco di esplorazione che popola i suoi incubi. Ma Ender è forte, è giovane, ha dubbi e paure, si sente solo, ma è forte. Ha una mente tattica brillante e risultati eccellenti, ma niente basta mai.
La Battle School, che pure lo ha impegnato a fondo, non è altro che un gioco rispetto al suo destino.
Nel frattempo sulla Terra suo fratello e sua sorella iniziano una difficile opera di influenza dell'opinione pubblica per scongiurare un prossimo disastroso conflitto tra il Nuovo Patto di Varsavia e gli USA..

Lo stile dell'autore è semplice ma efficacie. Non farcisce la storia di technobabble inutili, introduce solo il necessario alla vicenda, senza spiegare magari come funzionano tecnicamente gli oggetti ma solo il loro utilizzo, dal punto di vista di Ender.
La psiche di Ender è ben tratteggiata: le paure e le insicurezze, le reazioni di fronte alle sfide, la minuziosa descrizione dei pensieri del protagonista durante il combattimento, tutte queste informazioni sono diluite agilmente all'interno della vicenda, in modo da limitare l'effetto "capitolo filosofico".

Alcune descrizioni tattiche le ho trovato un po' confusionarie, ma spesso la mia difficoltà è stata di natura linguistica. Ad esempio durante un allenamento a gravità zero i ragazzi compiono capriole e acrobazie nel vuoto per raggiungere le loro posizioni. In quel punto l'uso del termine jackknife per indicare i salti carpiati mi ha messo in crisi per qualche pagina, ho dovuto rileggere il tutto un paio di volte per avere un'idea di cosa stesse succedendo.

Tuttavia l'autore non spreca parole a descrivere ogni singola tattica di ogni battaglia, ne prende alcune campione, o particolarmente significative, e le descrive approfonditamente in modo chiaro, mentre altre passano semplicemente come fatte. Vista la mole di scontri, direi che è un'ottima scelta.

La prima parte del libro è un po' di difficile lettura, perché si viene catapultati in questo universo a metà vicenda, con poche spiegazioni e riferimenti. Ma le informazioni fluiscono regolarmente ad ogni capitolo e presto i tratti distintivi del libro emergono dall'ombra.

Dopodiché è tutta discesa, il libro lo si divora facilmente e lo si abbandona con difficoltà, ogni capitolo invita a proseguire ed il breve dialogo introduttivo all'inizio di ogni nuova fase tra i comandanti della IF non fa altro che invogliare il lettore a sbattersene delle ore di sonno, si riposerà dopo morti, ed andare avanti a leggere.

La fine della guerra non è la fine del libro, e forse la parte più importante di tutto è proprio tra l'ultima battaglia e la conclusione, in cui si tirano le fila di tutta la vicenda e si capisce che uomo è diventato Ender.

PS: Ho visto anche il film che è uscito qualche mese fa. In definitiva non è affatto male, ma come ogni film è troppo superficiale e stringato su certe parti.

venerdì 10 gennaio 2014

Leggende di Dune

Nell'ultimo mese le mie letture si sono concentrate sulla trilogia delle Leggende di Dune, di Brian Herbert e Kevin J. Anderson.


Il tutto è ambientato millenni prima di Dune, e ci viene raccontata l'origine della Jihad Butleriana e lo scontro tra gli umani e le macchine.
Il tutto è diviso in tre volumi:

  • The Butlerian Jihad
  • The Machine Crusade
  • The Battle of Corrin
In questi libri si fa conoscenza con gli Antenati di casa Atreides ed Harkonnen, si vedono le ragioni della faida tra le due grandi case, si legge dell'origine dell'Impero, delle Bene Gesserit e della Gilda Spaziale.
Raccontato così sembra una figata, vero?

Ecco, invece la realtà è di molto inferiore alle aspettative. 
L'opera è imponente, credo che in totale si siano ampiamente superate le 1000 pagine, ma la narrazione non è all'altezza del tempo speso per leggerle.

Innanzitutto a parte alcuni personaggi ben tratteggiati, c'è una sequela infinita di personaggi minori abbozzati a metà; intendiamoci, non è che io volessi sapere vita, morte e miracoli di ogni personaggio secondario, però un conto è introdurre un personaggio e descriverlo solo per finalità di trama, un altro è affidarsi a stereotipi, mantenendoli "in vita" anche per un intero libro sempre con le stesse caratteristiche da template.
Un caso su tutti è il Titano Agamennon, addirittura uno dei personaggi principali, che dalla prima pagina fino alla sua fine ragione, vive, parla e si comporta esattamente nello stesso modo e seguendo lo stesso modello: il guerriero assetato di gloria, tattico e brutale. Peccato che nella storia siano passati più di 100 anni e l'universo sia cambiato radicalmente attorno a lui.

Inoltre gli autori hanno creato molte sottotrame, punti di vista, fazioni, opinioni, assolutamente secondari; il risultato di queste operazioni non è altro che dirottare l'attenzione dalla trama principale, facendo perdere il filo del discorso al lettore.
Potrebbe essere un espediente letterario, per lasciare il lettore nell'incertezza di quale effettivamente SIA la trama principale! Una cosa del genere è fatta con successo da George R.R. Martin nelle sue Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ma in questa trilogia non ha il minimo senso. I buoni ed i cattivi sono ben definiti qui, si sa già che alcuni personaggi fonderanno una grande casa nobiliare quindi sono i protagonisti, e molto spesso le sottotrame non sopravvivono per più di pochi capitoli senza aggiungere niente di particolare o rilevante al libro in generale.

Un esempio è il Titano Hecate, compare per qualche capitolo, sembra promettere chissà cosa, e poi muore. Puf, nessuno ne parla più, il suo operato non incide sulla storia, niente di niente.

In ogni caso la storia in sé, per quanto interessante, non mi ha mai preso fino in fondo. Alcune parti sono risultate avvincenti, certo, peccato che siano intervallate da lunghi capitoli di dettagli insignificanti e noia.
La descrizione di battaglie, invece, è decisamente poco accurata; in più di una occasione ho faticato a capire cosa stesse succedendo, mentre gli autori si limitavano a descrivere il tutto con frasi tipo "feroce scambio di colpi tra le parti" oppure "le navi si davano battaglia". Eh, grazie al cazzo.

Qualcosa di buono comunque c'è: a parte soddisfare la curiosità personale riguardo la Jihad Butleriana, Vorian Atreides è un personaggio ben riuscito, così come Xavier Harkonnen. Menzione speciale per il robot Erasmus, che si è evoluto molto come personaggio attraverso i tre libri ed ha una caratterizzazione decisamente ben fatta.

In conclusione credo valga la pena di perdere parecchio tempo per leggere questi tre libri. Per soddisfare la curiosità del passato basta cercare un riassunto di trama online, ho visto che Wikipedia Italia soddisfa praticamente tutte le domande.

Ho un ricordo leggermente più addolcito del Preludio a Dune, invece, ambientato una 50ina di anni prima dell'opera maestra.

Ora penso che riposerò un po', e poi rileggerò Dune per la ottava volta (credo..) per rifarmi la bocca.

mercoledì 18 dicembre 2013

Poi un giorno del 1770 ti svegli e puf, sei diventato una grande potenza!

Parlo di nuovo di Europa Universalis 4, perché ormai la droga mi ha fatto arrivare a livelli tali che parlo spesso di quella, la uso come metro di paragone delle cose, prendo sgarbi diplomatici virtuali come insulti personali e inizio a sviluppare un odio feroce per i Danesi anche nella vita vera.

Ebbene, ieri sera dopo un processo di assimilazione durato 70 anni, il popolo della Lituania ha deciso di entrare a fare parte della grande Nazione Boema! Quindi mi sono ritrovato con un territorio europeo raddoppiato, con una estensione territoriale in grado di rivaleggiare con la Francia e lo stesso Impero Austro Ungarico.
Certo i 100mila uomini di esercito che mi sono capitati in eredità avevano il livello tecnologico del Burundi, quindi ne ho congedati metà e ho iniziato una pesante opera di ammodernamento di infrastrutture (anche quelle ferme al Burundi).

Poco dopo ho potuto testare la mia nuova potenza economica e militare in una lunga guerra contro Impero Ottomano, Trier, staterelli vari e quegli odiosi Danesi.

A parte il fatto che l'Austria ha smazzato quasi tutto da sola, in poco più di un mese ho messo in campo 130mila uomini di esercito nazionale, senza contare i mercenari, che ha spadroneggiato in centro europa, Danimarca, Crimea, Instambul, fino ad arrivare in Egitto.
Poi le mie truppe coloniali, 10mila poveri stronzi probabilmente in preda alla malaria, si sono ritrovati in casa 50mila marocchini, armati con poco più che bastoni credo..
Infatti dopo averli presi solennemente a calci in culo sono tornati a casa con le ossa rotte.

Ora inizio a capire cosa significa essere una grande potenza!

mercoledì 11 dicembre 2013

Boemia, la delicata essenza dell'Impero!

Da qualche tempo ho iniziato a drogarmi pesantemente giocando ad Europa Universalis 4 della Paradox. 

La categoria del gioco è definita grand strategy, ci si occupa delle sorti di uno stato durante i secoli curandone moltissimi aspetti, dalla forma di governo all'espansione militare passando per diplomazia, commercio, infrastrutture, etc. 

A differenza di giochi come Civilization, i giochi sviluppati da Paradox sono ambientanti in un preciso contesto storico nel nostro mondo, e spingono l'utente a prendere in mano le sorti di una nazione e di confrontarsi con eventi realmente avvenuti (ed altri milioni di eventi casuali).

Ebbene EU IV prende un periodo dal 1444 fino al 1800 e dopo attenta considerazione ho deciso di iniziare la mia sfida con la Boemia.
Storicamente il Principato di Boemia e Moravia parte dall'attuale Repubblica Ceca e ha avuto fasi alterne prima di essere assorbito man mano da diversi stati egemoni nella zona.

Ho volutamente evitato di prendere i grandi stati dell'epoca, come Austria o Spagna: da un lato è una scelta penalizzante per una prima partita perché uno stato minore è più in balia degli eventi, ma dall'altro lato uno stato maggiore attira ire e conflitti con tutta una pluralità di nazioni che può rendere difficoltosa la vita.

La Boemia sotto la mia guida (demenziale alle volte, direi) ha prosperato, conquistando Pomerania, Brandeburgo, Magdeburgo, Holstein, Frisia, Lega Anseatica e altri principati minori e territori del Sacro Romano Impero.
Stabile alleata dell'Impero Austro Ungarico e della Spagna, è rimasta in controllo della Curia Papale per decine di anni e da circa 30 anni i suoi regnanti sono scelti come Imperatore dai grandi elettori.
Lentamente ma inesorabilmente sta sottomettendo territori germanici per conquistare l'egemonia nel centro Europa, storica rivale di Baviera e Danimarca.

Negli ultimi anni ha iniziato una limitata avventura coloniale in Costa d'Avorio in Africa, con un discreto successo.

Inutile dirlo, mi sta dando soddifazioni!
Così tante soddisfazioni che ogni volta che inizio a giocare la sera al grido di "solo una mezzoretta!" finisce che sto lì attaccato 3 ore e finisco a letto tardissimo.
Soprattutto non ho più l'età per queste cose, non voglio pensare a quando inizierò con Crusader Kings II!


venerdì 29 novembre 2013

Università e diritto allo studio

Colgo al balzo una notizia letta stamattina, secondo la quale dopo una serie di controlli della Guardia di Finanza alle autocertificazioni dei redditi degli studenti a diverse università romane sono emerse diverse irregolarità alcune decisamente volontarie. "Indigenti" e studenti in fascia minima che andavano a lezione in Ferrari ed altre amenità del genere.

La punizione? La sospensione di borse di studio e altre agevolazioni, una multa e, se lo statuto universitario lo prevede, la denuncia presso l'autorità giudiziaria.

E da qui comincio.
A parte la punizione che è ridicola, come più o meno tutto quanto in questo agglomerato tribale che è l'Italia di oggi, io credo che quegli studenti trovati colpevoli di falso volontario (con apposito processo per stabilirlo) andrebbero semplicemente espulsi dall'università, e dovrebbe venire loro interdetto l'accesso ad altre università italiane per un buon 5 anni.

In questo modo quegli stronzi che volevano risparmiare dei soldi che potevano permettersi di spendere per occupare posto, borse di studio, sussidi etc, di qualche povero bastardo che invece NON si poteva permettere, si fanno 5 anni a non fare un cazzo di niente, a farsi strada nel mondo del lavoro senza nemmeno il pezzo di carta che oggi serve pure a scaricare i bancali ai mercati generali.

Oh sì, poi magari andranno a lavorare in azienda dal papi. O metteranno su un'attività commerciale e poi si daranno aria da imprenditori. O andranno a studiare all'estero (almeno forse imparano una lingua..).

Sinceramente di cosa faranno questi stronzi non mi frega niente. Quello che è importante è 
a) colpire duro 
b) lasciare spazio e risorse ad altri

Il discorso è semplicistico? Sicuramente. Ci sono mille casi particolari di cui discutere? No. I casi particolari non esistono. Esistono le regole e chi le infrange, a suo rischio e pericolo.
Il resto sono puttanate da avvocati.

lunedì 18 novembre 2013

Regicidi e furti in grande stile.

Quando insieme ad un gruppo di sciroccati decidi di assaltare il palazzo del re di Dubai (Emiro, BTW), lo fai fuori, ti siedi sul suo trono e concedi udienza ai sudditi, anche con una certa perizia nel sistemare affari di stato devo ammettere, ti rendi facilmente contro che sei in un sogno.
E allora è in quel momento che inizia il divertimento!

Perché poi si decide arrogantemente di rubare un carro armato M1 e scappare dall'Emirato inseguiti da pazzoidi urlanti in groppa a cammelli.
E allora via, coi cingoli che stridono sulla sabbia, passando attraverso muri, abbattendo minareti e interi villaggi semplicemente passandoci sopra (ma non fatevi notare eh) fino ad arrivare ad un bel traghetto dovrebbe portarci in Inghilterra.

Certo ci tocca corrompere il comandante per fargli chiudere un occhio sul fatto che portiamo 60 tonnellate di carro armato sulla sua nave inseguiti da mezzo mondo.
Quello gli occhi li chiude.
Ma noi gli spariamo lo stesso una volta in acque internazionali.
Perché, Diavolo, sì!

Poi la maledetta sveglia mi riporta qui. Che merda.

martedì 5 novembre 2013

Malavita, Cani Sciolti e Piccoli Fratelli

Ecco, con un titolo così uno si aspetta chissà cosa. Magari uno di quei post deliranti che ogni tanto partorisco, nati da un sogno violentissimo concepito con uno stupro da parte di un elefante imbizzarrito.

E invece no.
Sono solo recensioni.

Malavita, cose nostre

Ultimo film di Bob De Niro, racconta la storia di una famiglia di un mafioso americano nel programma di protezione testimoni dopo aver spifferato tutti i peccatucci dei compari al governo federale. Famiglia alquanto problematica visto che in ogni nuovo posto, ad ogni nuova identità, va a finire che piantano su un casino allucinante. A partire dalla mogli (Michelle Pfeiffer) che decide di far esplodere un supermercato a causa di alcuni commenti "antiamericani" del cassiere, passando dal figlio che mette su un racket di estorsioni a scuola, alla figlia che vuole rimorchiare il prof di matematica e scoraggia le avances dei suoi coetanei a colpi di racchette da tennis sfondate in testa, per poi arrivare a lui, the BigBoss, con evidenti problemi di controllo della rabbia, che manda all'ospedale l'idraulico e fa esplodere una centrale chimica perché l'acqua nei rubinetti è marrone. Questo branco di pazzi è guardato dall'agente di custodia Tommy Lee Jones, alquanto esaurito pure lui, e chissà come mai.

In ogni caso, il film è una commedia abbastanza ben riuscita: non vengono i crampi dal ridere ma strappa bei sorrisi e qualche risata. La recitazione pare adeguata, sono bravi attori, però il film non mi ha convinto fino in fondo; sembra che non sappia nemmeno lui in che genere collocarsi. Per la commedia classica fa "troppo poco ridere", ma non è un film d'azione, non è simili drammatico, non è biografico, non si sa bene che cosa sia.

In generale non è un film imperdibile, però se vi capiterà di vederlo non avrete buttato via due ore su.

Cani sciolti

E proseguiamo con i film. Ieri ho visto Cani sciolti, con Mark Wahlberg e Denzel Washington. Racconta la storia di due agenti sotto copertura, uno della DEA ed uno dei servizi segreti della US Navy, ognuno all'oscuro dell'altro che lavorano insieme come criminali. Decidono di rapinare una banca in cui sono depositati i soldi di un trafficante di droga, in modo da poterlo incriminare come evasore fiscale e racket.
Peccato che la banca sia piena di fondi neri della CIA. Qualche loro superiore aveva deciso di farli fuori e rubarsi 40 e passa milioni di dollares che la CIA estorceva ai trafficanti di droga.
E qui parte un bel casino a base di sospetti, battute, sparatorie e quant'altro.

Allora l'idea è carina, lo sbirro sotto copertura che viene fregato dai superiori è un classico, ma averne due in contemporanea è un discreto plus. Peccato però che la parte centrale del film sia un po' troppo lenta: si mostra con dovizia di dettagli quanto loro siano senza speranza, senza amici, decisamente fottuti, però ci mettono un'ora a mostrarlo. Ecco, grazie, l'avevo intuito dopo 10 minuti eh.
Mark Wahberg mi spacca. Il suo personaggio è il cazzone dei due, sempre in ballo a fare domande a caso, battute, rimorchiare e simili. Anche il personaggio di Washington è ben fatto, ma rimane quello serio, ed una spanna meno del suo compare.
Alla fine sparatoria sborona all'americana, veloce e non troppo idiota (anche se abbastanza idiota, ovviamente).

Anche qui, film carino. Non merita il prezzo del biglietto solo perché il biglietto costa una fucilata, ma se capita di vederlo non è male.

Little Brother

Di ben altro peso è invece il libro Little Brother di Cory Doctorow. Il libro è sotto licenza Creative Commons ed è liberamente scaricabile online, e racconta di una San Francisco blindata e costantemente osservata dal Department of Homeland Security a seguito di un attentato terroristico.
Il protagonista è Marcus, un ragazzo di 17 anni che si trova nel proverbiale posto sbagliato al momento sbagliato. Viene sequestrato insieme ai suoi amici, interrogato e sottoposto a violenza psicologica dagli sgherri del DHS, con il solo scopo di fargli cedere le sue password per il cellulare e la posta elettronica. Liberato inizia a vivere una doppia vita come M1ck3y, contribuisce a mettere in piedi una rete di dati criptati alternativa ad Internet in cui è possibile navigare in relativa sicurezza e diventa anche involontariamente il capo di un movimento di opposizione e resistenza al DHS, il tutto per riacquisire quelle libertà e quella privacy che la sicurezza nazionale sta strappando via alla popolazione facendo leva sulla paura del terrorismo.
I tentativi di Marcus e compagnia per contrastare il DHS porta ad un inasprimento delle pene ed ad un generale degenero che raggiunge il climax finale.

Il libro è molto bello, non molto lungo e piacevole da leggere; le tecniche per sfuggire alla sorveglianza elettronica e per criptare i dati non sono fantascienza, sono conoscenze accessibili a tutti quanti con un minimo sbattimento e abbastanza realistiche e realizzabili, ma soprattutto mostra i punti deboli dei metodi di indagine e sorveglianza elettronica di massa che anche oggi vanno per la maggiore (vedi alla voce NSA).

L'unica pecca a mio avviso può essere proprio il finale; è un po' troppo veloce e semplicistico, il tutto si smonta come un castello di carte in modo troppo facile.

In ogni caso è un libro consigliatissimo. Potete scaricarlo qui.

venerdì 25 ottobre 2013

Orfani

Stimolato da un paio di recensioni positive da fonti ben differenti e dal numero zero disponibile gratuitamente online, mi sono deciso a procacciarmi questo nuovo albo edito da Bonelli.

Io e Bonelli abbiamo un rapporto un po' travagliato: ogni mese leggo da mio padre Tex, la sua più celebre creatura, ma non sono mai riuscito a farmelo piacere del tutto. Troppo spaccone, troppo John Wayne (non a caso), storie sempre uguali, cappelli bucati al posto delle teste, scazzottate oneste per far parlare i criminali, bistecche e patatine, etc. Insomma Tex è un passatempo neutro, stereotipato, ma non lo comprerei mai.
Per un periodo ho apprezzato Dylan Dog, il rincoglionito dell'incubo. Di questo ne avevo una discreta collezione recuperata da un amico di mia sorella: anche più di Tex, gratis ni, comprarlo manco per le palle.
Invece ho personalmente acquistato più di una volta qualche speciale Nathan Never, che almeno riusciva ad appassionarmi. L'ambientazione futuristica, cloni, robot, ai, astronavi e colonie spaziali, agenzie segrete e complotti, era tutto molto più nel mio stile.
Tuttavia non sono mai diventato un lettore abituale. Andando a Milano alle volte finivo un libro e non avevo il sostituto per il viaggio di ritorno e allora mi fermavo a comprare una raccolta con una storia autoconclusiva. Morta lì.
Dampyr mi faceva ridere e recentemente ho provato a leggere il primo numero del fantasy Dragonero, pubblicizzato come "il primo fantasy di Bonelli", tipo con 30 di ritardo eh.
Ecco, ho pensato subito che fosse Tex Willer con la spada, e vaffanculo.
Quindi quando ho sentito parlare di Orfani la prima volta mi aspettavo una cazzata immane; dopo 3 recensioni positive però, ho deciso di dargli una possibilità.
La premessa non è originale ma è interessante: attacco alieno nuclearizza mezzo mondo, gli orfani di questo attacco vengono recuperati e addestrati crudelmente a diventare dei supersoldati. E quindi BAM, vendetta!
L'albo è tutto a colori, non il patinato brillante dei fumetti americani ma un filtro un po' spento, un po' triste; non so se sia voluto ma l'effetto non è dei migliori. Anche il disegno in alcune scene mi sembra troppo statico, l'aggiunta del colore riempie di dettagli ma bisogna anche saperli gestire.
Ma basta pseudo tecnicismi da esperto del cazzo che non sono, parliamo di quello che ho pensato dopo averlo letto.
Mi sembra tanto un vorrei ma non posso. La premessa si presta tantissimo ad un fumetto brutale, cupo, violento e macabro. Diciamo almeno il 20% di Berserk, basterebbe. Ma ciò nonostante ci sono alcune scelte che mi fanno pensare che questo non avverrà. Si parla di morte e violenza, ma non se ne vede molta, i cadaveri alieni diventano polvere e cristallo, i cadaveri umani non rimangono sullo sfondo, muiono e poi si cambia inquadratura, si parla di bambini morti ma non si vede nulla ed anche il massacro di mezzo mondo è liquidato in due pagine e lascia subito il passo a palazzi distrutti e qualche maceria, poco più.
Ora a me il macabro piace, non a prescindere, ma in una guerra devo vedere il sangue, altrimenti non è vera! Altrimenti è un film di azione di serie B anni 80: nemico colpito, aaaaah, si accascia morto sul colpo. Ehm no grazie.
Poi di sti famosi orfani se ne vedono 5, due pazzoidi che si buttano in mezzo al nemico sparando, un cecchino, una con una tuta mimetica invisibile che penso si scarichi in 10 minuti ed un pilota con squadriglia annessa.

Hanno anche un discreto carisma, sembrano una bella squadra ma.. in questo primo numero non c'è una missione di infiltrazioni, o tipo commando guastatore, vorrebbe essere una bella e seria battaglia campale terrestre. E 5 stronzi che agiscono a caso, da soli, senza un obiettivo concreto se non "uccidere" non sono un buon esempio di squadra über addestrata.
Detto questo mi rendo conto che metà delle cose che ho scritto si basano sul primo numero, che di solito tenta la sboronata per presentare personaggi e nemico quindi chissà. Prenderò altri numeri e vedrò come procede.
Di sicuro la regola numero 1 (che poi a me sembra più un motto che una regola, ma tant'è) "Noi non facciamo arte, facciamo cadaveri!" comunque spacca. Mica puttanate su istagram, bombe a mano!
Il secondo numero uscirà tra una 20ina di giorni e saprò dirvi qualcosa di più definito.