lunedì 30 luglio 2012

Combatto, quindi sono.

Stimolato da una luuuuuuuuunga discussione avvenuta sabato sera (che è partita dall'etimologia di una parola per arrivare al destino della razza umana, ma vabbè) ieri ho ragionato un po' sull'evoluzione umana. Non parlo prettamente di un'evoluzione a livello di specie, intendo più a livello scientifico-societario.
Fondamentalmente la razza umana non si discosta minimamente dai canoni naturali, per quanto ci si illuda, e proprio come gli animali (e tutto il cosmo per quanto ne sappiamo), basa la sua evoluzione sul conflitto.
Ogni scoperta scientifica o sociale della storia dell'uomo trae origine dal conflitto e dalla competizione, in modo diretto o indiretto.
Senza voler tirare in ballo l'energia nucleare che ha avuto la sua grossa spinta dalle vicissitudini belliche e dalla bomba atomica, ogni avanzamento e ricerca scientifica ha tra gli scopi il rafforzamento della società che la implementa, in modo da renderla economicamente, militarmente, culturalmente superiore alle altre, e soprattutto più resistente di altre a pressioni esterne e colpi bassi del destino.

Questo rafforzamento non è sempre chiaro e percepito, però. L'utilizzo dell'aratro animale (o la rotazione delle culture o qualunque altra scoperta agricola arcaica) non credo che abbia fatto chissà quale rivoluzione nell'immediato, in fondo si mangiava con e si mangiava anche senza quella tecnologia; però probabilmente con gli anni si è visto che le famiglie che usavano questo aratro avevano cibo per un figlio in più, si è visto che quell'anno che c'è stata quella maledetta siccità sono sopravvissuti tutti con le loro scorte, si è visto che quando è scoppiata quella brutta guerra di confine le famiglie con l'aratro hanno mandato due guerrieri invece che uno, e che quindi il nostro villaggio aveva più uomini.
Alla fine, il villaggio senza aratro è stato spazzato via, da guerra, siccità, carestia, emigrazione.

La spinta all'innovazione tecnologica deriva sempre e comunque da un desiderio di un gruppo di individui organizzati a superare un altro gruppo di individui organizzati.

Quei pensieri sulla decrescita, sul mantenere l'equilibrio, sul vivere in pace e bene come stiamo ora, penso siano la morte della società. Chiunque consapevolmente o meno decida di "fermarsi" di fronte alla Storia non può fingere di non sapere che gli altri continuano a correre! E continuando a correre lo supereranno, lo lasceranno indietro e nel momento in cui lui avrà bisogno di un qualunque aiuto saranno troppo lontani per sentire le urla.

Quand'anche TUTTI gli individui e TUTTE le società si accordassero per interrompere la corsa in avanti e decidessero di vivere in peace and love, la società umana risultante non aumenterebbe mai le sue difese contro le avversità naturali, non avrebbe modo di resistere a variabili incontrollabili.

Senza contare che in un universo che continua a procedere per selezione e per conflitto, una società al di fuori di queste regole diventa innaturale e automaticamente preda.

Proprio come i maledetti Panda!