lunedì 14 marzo 2011

AI, robot, menti collettive e la fine del mondo

Ultimamente sono in fissa con gli argomenti del titolo. Sarà la continua orgia di metallo che mi sto sparando tra libri, video e sogni (partendo da Battlestar Galactica, passando da Asimov, facendo una puntatina in Caprica, immergendosi in Mass Effect ed emergendo nel sempiterno flusso delle mie visioni oniriche) ma mi ritrovo a pensare sempre più spesso alla futura convivenza tra intelligenza umana ed intelligenza artificiale. La visione pessimistica della cosa passa sempre attraverso le fasi:

- creazione di robot e/o AI con autocoscienza
- schiavitù dei robot e/o AI con compito di monitorare le condizioni del pianeta terra
- rivolta dei robot e/o AI dichiara l'uomo un cancro per il pianeta
- guerra e sterminio di massa

A mio parere è una visione realistica, non impossibile, ma impregnata di un luddismo antimacchina che ne limita le opzioni e la visione; con questo non voglio dire che ogni scrittore di fantascienza che ha proposto una storia di questo tipo sia un maledetto luddista, questo no, ma l'interpretazione che "la massa" (odio questo termine) trae dai suoi racconti risentono della naturale diffidenza e paura per il diverso.
In special modo perché in buona parte di queste vicende i robot sono antropomorfi. Insomma i robot saranno i negri del terzo millennio, se non fosse che saranno più forti ed intelligenti dell'uomo comune ^_^

Ma proseguiamo. Secondo me si vede la cosa in una prospettiva diversa. E' evidente che un robot nell'immaginario collettivo rappresenta un pratico e comodo schiavo che non va pagato né ha vertenze sindacali ed è possibile farlo lavorare giorno e notte non-stop. Tuttavia non si considera una cosa, un robot COSTA, e consuma grandi quantità di ENERGIA, quindi non è un pratico schiavo a costo zero. Penso che alla lunga uno schiavo umano costi meno. E poi la manutenzione, le riparazioni, etc etc etc, pure queste cose si pagano. Anche ipotizzando che questi fattori  non siano influenti, si ritiene comunemente che il robot schiavizzato prenda coscienza del suo sfruttamento e si ribelli, come se fosse umano insomma. Ma perché dovrei fornire ad un robot adibito alla costruzione di un'auto (ad esempio) l'autocoscienza? Se io assumo o acquisto una macchina per coltivare un campo di grano direi che me sbatto pure i coglioni se essa è in grado di pensare alla sua condizione lavorativa, anzi, meno pensa ad attività extralavorative meglio è per me. Se vogliamo fare un paragone la mia macchina coltivagrano è l'equivalente del bue che tira l'aratro nel medioevo, pensa ma non troppo.



Inoltre i robot saranno programmati da noi, dall'umanità, e quindi saremo noi a decidere il loro codice base da cui poi si svilupperebbe l'apprendimento successivo. Cosa ci vieta di instillare una sorta di "Tre leggi della robotica" all'interno del codice base in modo da non avere problemi? E soprattutto obbligare eventuali macchine in grado di creare altre macchine di instillare queste leggi anche ai loro "figli"? Certo, probabilmente un piccolo numero di robot avranno una programmazione alterata da fattori ambientali e potrebbero "impazzire", ma né più né meno degli psicopatici umani.

Farneticazioni e sogni? Pensieri di un povero illuso? Può essere, tutto può essere. Sicuramente però l'evoluzione delle AI e della robotica saranno una condizione necessaria al futuro sviluppo dell'umanità, a meno che non si voglia rimanere per sempre su questa roccia spaziale chiamata Terra a mettercelo nel culo a vicenda.

Dovrei staccare dalla fantascienza per un po' ho idea ^_^