martedì 26 marzo 2013

La macchina della realtà


Più riguardo a La macchina della realtà

Questo romanzo della premiata coppia Gibson/Sterling è un esperimento Steampunk di due mostri sacri del Cyberpunk.
Partiamo dalle cose positive: 
1) lo Steam mi convince abbastanza, tutto il libro è ammantato di macchine a vapore, calcolatori ultrameccanici, nebbie, confraternite del vapore, etc.
2) ah, la politica! Forse uno dei pochi libri in cui vengono accennate le conseguenze politiche e sociali di una rivoluzione industriale portata alla massima estensione, compreso l'avvento di calcolatori. In molti altri libri del genere il tutto è un "PUF, un giorno sono comparse le industrie a vapore. Ah ok." invece qui si parla di scontri politici tra antica nobiltà terriera e i nuovi Lord Radicali, capitani di industria, sapienti, scienziati che hanno spazzato via il vecchio regime; e poi controrivoluzionari ludditi, preti e vescovi che ostacolano il progresso e le prime idee marxiste che attecchiscono nella comune di Manhattan. Insomma l'aspetto "storico sociale" della vicenda è davvero bello.
3) Lo stile di scrittura e di racconto è apprezzabile, il livello di immersione nel mondo è degno di nota.

Ora passiamo al negativo:
1) la vicenda! Sembra divisa in più storie con un unico filo conduttore, ma anche se le singole storie sono abbastanza comprensibili la tela del ragno che le unisce rimane assolutamente fumosa e difficile da seguire.
2) La conclusione è ancora più confusionaria, si intuisce a grandi linee il concetto ma non se ne capisce il come, il perché.
3) Forse troppa carne al fuoco. Più volte durante il romanzo vengono accennate situazioni lontane, come cosa stia succedendo in America ad esempio, ma non ci si sofferma mai nel dettaglio. Tuttavia gli accenni sono molteplici e continui, si danno una serie di immagini che stuzzicano il desiderio di sapere, di esplorare, di vedere, ma alla fine si lascia il lettore insoddisfatto perché questo viaggio non avviene mai!
Lo stesso discorso avviene per i Giapponesi in visita a Londra. Perché sono lì? Non aggiungono nulla alla trama se non la discussione sul desiderio di modernità del Giappone a costo di uccidere il passato, facilmente evitabile.

IN CONCLUSIONE:

Un buon libro, sicuramente interessante e ben scritto, ma non un capolavoro.
Se amate particolarmente lo Steampunk e le ucronie a me è piaciuto, ma non aspettatevi un capolavoro del genere.