Stasera ho assistito ad uno dei soliti siparietti da treno; una scena già vista più di una volta, il litigio con il controllore per il biglietto.
Io faccio il pendolare tra scuola e lavoro da circa 14 anni e di scene del genere ne ho viste a centinaia. Una volta i protagonisti assoluti erano i ragazzini che compravano le sigarette coi soldi dell'abbonamento settimanale e gli immigrati che non compravano il biglietto e cercavano di buttarla sul razzismo. Alle volte pure con successo.
Ultimamente sono sempre più lavoratori e persone "normali" a piantare casini di questo tipo. Ora, non voglio fare un post sociale ed economico sulle reali capacità di acquisto di queste persone, perché non credo sia il caso della scena a cui ho assistito stasera, quello di cui voglio parlare è la scusa.
Se i ragazzini possono dire più o meno quello che gli pare tanto sarà una palla in ogni caso, e gli immigrati la giocano sul "povero negro", queste persone pretendono di avere ragione anche senza biglietto e le loro giustificazioni hanno diverse direzioni:
- Il pessimo servizio
- Paragoni con altri
- L'eccezionalità della cosa
Il pessimo servizio
Significa tirare in ballo il fatto che "non ho il biglietto MA i treni sono sempre in ritardo ed il servizio fa schifo"; oltre ad ignorare completamente il fatto che se non pagano il biglietto il servizio non può sicuramente migliorare, lo si fa passare come una ardita protesta politica, una scelta consapevole di campo, non pago per protesta!
Ecco, qui sta la cazzata. Innanzitutto se il servizio è pessimo non si è obbligati ad usufruire del servizio, si può andare a lavorare in macchina, bici, a piedi, monopattino, volando, come si vuole ma non in treno; se si utilizza un servizio lo si paga, punto.
Inoltre in caso di disservizi c'è uno sportello per i rimborsi apposito, se per un motivo o per un altro non vengono mai concessi i rimborsi ci sono associazioni di consumatori, avvocati vari, e gente del genere il cui LAVORO è accogliere le istanze di protesta e si può agire tramite questi enti (o fondarne uno proprio eh, se ci si tiene) per far estendere le condizioni in cui è previsto il rimborso.
Altrimenti se è davvero la protesta quello a cui si mira, si accettano le conseguenze delle proprie azioni e si prende la multa, facendo notare i motivi della protesta etc etc. Un po' inutile secondo me, ma onorevole. Non è che se io per protesta decido di lanciare bombe a mano nella sede del comune per le troppe tasse poi piango come un bambino viziato nel momento in cui vogliono blindarmi a vita. Non dico che starei fermo a farmi arrestare, ma frignare "Arrestarmi è ingiusto perché il comune è cattivo" continua a sembrarmi una puttanata.
I paragoni con altri
Cercano di far passare l'idea che se qualcun altro l'ha fatta franca allora possono farla franca tutti. L'esempio classico è "agli zingari il biglietto non lo chiedete mai".
Ora, è vero. Non lo chiedono mai, non li fermano mai, non gli fanno mai un cazzo (o almeno, per quel che ho visto io), perché spesso e volentieri poi aprono la pancia del controllore con un punteruolo e se ne vanno. Ma questo cosa ha che fare con gli altri? Si stanno autonomamente mettendo nella stessa categoria di "essere umano" di un figlio di puttana che accoltella un controllore per 2€ di biglietto?
Se davvero si vuole essere trattati allo stesso modo, si vuole che gli altri li vedano allo stesso modo, ebbene, tirino fuori un coltello a serramanico per aprire la pancia ad un controllore. Non siete mica bestie? E allora perché paragonarsi a loro?
Io sono consapevole che alcuni datori di lavoro fanno dei discorsi deliranti del tipo "Eh, anche i lavoratori in PAESE SENZA DIRITTI SOCIALI A CASO non hanno DIRITTO DEL LAVORO ACQUISITO DA ANNI, mica sono solo io, hai visto?"; questi discorsi si sentono troppo spesso, e in una persona normale dovrebbero istigare solo odio feroce e propositi di vendetta.
Così come non si vuole farsi paragonare ad uno schiavo del Sticazzistan, non credo si voglia paragonarsi ad un criminale. Eppure eccoli lì, a dire "Eh, ma a quelli lì non fate mai niente!"
L'eccezionalità della cosa
Altro grande cavallo di battaglia è "Io sono anni che pago il biglietto, oggi non ce l'ho e mi fa comunque una multa". Non credo che dovrei nemmeno cercare di commentare questo. Proporrò soltanto altri esempi dello stesso ragionamento in altri ambiti e l'assurdità dovrebbe essere automatica.
Sono X anni che pago le tasse, quest'anno non le pago.
Non prendo una multa per divieto di sosta da X anni, oggi parcheggio su un parcheggio per disabili.
In fondo sono X anni che pago la bolletta del gas, la prossima la cestino senza pagarla.
Ho già pagato X rate del mutuo, quest'anno me lo prendo gratis.
Eh, pago i miei dipendenti tutti i mesi da X anni, il mese prossimo niente stipendi.
Non vorrei dire, ma io sono 28 anni che non uccido nessuno. Domani state attenti..
Conclusioni
Questi sono i tre metodi principali a mio avviso, ma ci sono molte varianti e vengono mischiati e scambiati spesso e volentieri.
La conclusione del discorso, una volta presa o meno la multa, e normalmente rivolta agli altri passeggeri per raccogliere un po' di solidarietà gratuita è "Che paese di merda".
Questa sera ho sentito in conclusione un bel "Che Italia di merda, posso dirlo?"
Ecco signora, no, per me non può dirlo. Perché ha torto marcio. Perché se questa Italia è così una merda è anche colpa sua, di quelli come lei (e come me, che non sono un santo o un eroe) che accampano mille scuse per le loro mancanze consapevoli, che sanno di essere in torto ma si auto assolvono e giustificano usando gli altri, che usano il "così fan tutti" per non assumersi responsabilità e quando dopo anni e anni di malcostume e maleducazione si ritrovano con uno stato a puttane, un paese in caduta libera ed una Patria che non fa da padre o madre a nessuno danno ancora la colpa agli altri, ai politici che HANNO ELETTO, agli stranieri e agli altri stati che se ne sbattono e fanno il loro gioco, e alla stessa Italia, assunta ad organo senziente che è la causa di tutti i mali.
Quella stessa Italia furba e infame che hanno costruito.
E non c'è bisogno di prendere colpe ancestrale, di tirare in ballo guerre, colpe storiche e caratteristiche di popoli e movimenti popolari di secoli fa, perché sono gli ultimi anni che hanno costruito l'Italia di oggi, ed è oggi che si costruisce l'Italia di domani.
Che non potrà essere migliore, se non si vuole nemmeno pagare il biglietto del treno.